Insegnante assunta il lunedì e licenziata il martedì per 10 mesi: risarcita

L'insegnante pagata come una "bracciante": il tribunale ha condannato il Ministero a risarcirla
TREVISO - Assunta dalla scuola il lunedì, per essere licenziata, appena concluse le ore di lezione, il martedì. Tutte le settimane, da settembre a giugno. Come...

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TREVISO - Assunta dalla scuola il lunedì, per essere licenziata, appena concluse le ore di lezione, il martedì. Tutte le settimane, da settembre a giugno. Come retribuzione ha percepito a mala pena un mese di stipendio, al posto di quello di un intero anno di scuola. E pure la “beffa” di non vedersi riconosciuti né carriera, né punteggio. La docente precaria ha presentato ricorso al giudice del lavoro del Tribunale di Treviso, che si è pronunciato a suo favore. 



I fatti risalgono a due anni fa quando l’insegnante ha accettato una proposta di supplenza di dodici ore settimanali fino al 30 giugno. Lo stipendio avrebbe dovuto corrispondere alla metà di quello previsto rispetto ad una cattedra piena a tempo determinato. Ma l’istituto comprensivo di Conegliano, che ha stipulato l’assunzione, ha seguito invece il parere della Ragioneria Territoriale dello Stato, compattando l’orario della docente in due soli giorni. Sebbene la maestra fosse tenuta a partecipare alle riunioni che si svolgevano pure nei giorni in cui non risultava “assunta”. «In buona sostanza – spiega Michela Gallina, coordinatrice provinciale della Gilda degli insegnanti di Treviso - è stato formalizzato una sorta di lavoro “a cottimo” non previsto nel comparto e soprattutto irregolare in quanto ad ogni licenziamento si sarebbe dovuta scorrere tutta la graduatoria delle supplenze, procedura che non avrebbe garantito la continuità didattica dell’insegnamento. Soluzione estremamente penalizzante per la lavoratrice da tutti i punti di vista. Per la mancata maturazione del punteggio utile per l’avanzamento in graduatoria, per l’eventuale carriera una volta in ruolo e per la penalizzazione economica e contributiva. Tirate le somme la docente ha guadagnato 1.578 euro nell’arco dell’intero anno di scuola anziché 9.000 circa». In pratica il lavoro di docente le era stato retribuito quanto quello di un bracciante stagionale.


Supportata dal sindacato Gilda degli Insegnanti di Treviso, la docente in prima battuta aveva accettato un tentativo di conciliazione con l’amministrazione scolastica presso l’Ispettorato del lavoro di Treviso. Sforzo andato a vuoto dopo che l’Ufficio scolastico territoriale, resosi disponibile a riconoscere alla docente il punteggio maturato, è stato irremovibile sul pagamento anche solo di parte della differenza stipendiale. Da qui la decisione di presentare ricorso al giudice del lavoro del tribunale di Treviso che con sentenza del 15 aprile ha dato pienamente ragione alla docente. Condannando il Ministero oltre al pagamento della retribuzione spettante, al riconoscimento dell’anzianità di servizio, del punteggio e al pagamento delle spese processuali: «Quando sono stata contattata dall’insegnante ho stentato perfino a capire ciò che mi stava dicendo perché l’episodio ha dell’incredibile - conclude Michela Gallina - Non esiste alcuna tipologia di contratto come quello che le è stato fatto firmare. Temevo si creasse un precedente di speculazione sulla pelle degli insegnanti precari che avrebbe potuto “ispirare” altre scuole».
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Il Gazzettino