Dopo l’alluvione nessun intervento sul Valbona. Il comitato: «Il torrente è pericoloso come prima»

Un garage inondato dal fango e dall'acqua del torrente Valbona a Conegliano
Quattro anni fa, un disastro. Due mesi fa, un altro disastro. Come nell’estate del 2014, anche il 13 giugno di quest’anno le piogge a monte hanno fatto improvvisamente...

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Quattro anni fa, un disastro. Due mesi fa, un altro disastro. Come nell’estate del 2014, anche il 13 giugno di quest’anno le piogge a monte hanno fatto improvvisamente gonfiare il torrente Valbona che è tracimato nel giro di pochi minuti allagando scantinati, intere abitazioni ed esercizi commerciali di Parè. Qualcuno ha perfino rischiato la vita. Ma di interventi strutturali, neppure l’ombra. Non allora e neppure oggi. Così non c’è mai pace per il quartiere che, quando il cielo si tinge di grigio e si riempie di nuvoloni, pensa subito al peggio. Soprattutto i residenti le cui abitazioni sono affacciate sul lato occidentale del torrente. 

Perchè il Valbona, a dispetto del suo invaso senza grandi pretese con l’aspetto di tranquillo rio di confine tra i comuni di Conegliano e San Pietro di Feletto, rimane una seria minaccia. Il comitato di quartiere che comprende gli abitanti delle vie Podgora, Marsiglion e Collalto, messe in ginocchio dall’ultimo evento, si è attivato già nei giorni successivi all’alluvione chiedendo all’amministrazione comunale tempestivi interventi di messa in sicurezza del corso d’acqua. 
 
In particolare è stata avanzata la richiesta di una perizia della zona per capire le cause morfologiche legate alle frequenti esondazioni. Non sono più episodi rari, isolati, imprevedibili. C’è una ciclicità anche piuttosto ravvicinata con cui bisogna fare i conti. Eppure di risposte concrete non ne sono mai arrivate. Subito dopo l’esondazione il Genio Civile di Treviso si era occupato della pulizia dell’alveo nella porzione di torrente che attraversa l’abitato. «Ma non sono lavori risolutivi -spiega Elena Rotaru, referente del comitato dei cittadini- Il problema è la massa d’acqua che arriva da monte. É lì che si deve intervenire con mitigazioni, pulizia e opere di consolidamento». 
I residenti, peraltro, puntualizzano come vi sia una residua ma non trascurabile permanenza del pericolo anche nel tratto recentemente sottoposto a manutenzione, per la vegetazione troppo fitta e i massi mai rimossi dal greto. «Gli interventi sono stati assolutamente parziali -rimarca Elena- e vanno integrati. Soprattutto va studiata la fattibilità di un bacino di contenimento». 
Anche rialzare le sponde sul lato delle case, ipotesi però che il Genio avrebbe già scartato, permetterebbe all’acqua di defluire dalla parte opposta. Tenuto conto che la richieste di rimborso danni avanzata al Comune dai privati (poi inoltrata alla Regione) è di quasi 230mila euro, le spese dei lavori verrebbero ben presto ammortizzate. Invece, almeno per adesso, così non è. E nonostante l’attuale stabilità meteorologica, a Parè si vive sempre in uno stato di perenne apprensione. 

A maggior ragione nei prossimi giorni quando la “rottura” stagionale, con infiltrazioni di aria fresca che scateneranno fenomeni temporaleschi violenti e diffusi, potrebbe creare nuovi gravi problemi. Un po’ ovunque. Ma soprattutto qui. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino