Influenza violentissima: papà 49enne ricoverato in fin di vita

Influenza violentissima: papà 49enne ricoverato in fin di vita
MESTRE - Forma di influenza violentissima ha colpito padre e figlio. E se il secondo, appena 20enne, dopo una settimana in rianimazione al Civile, è stato dimesso ed...

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MESTRE - Forma di influenza violentissima ha colpito padre e figlio. E se il secondo, appena 20enne, dopo una settimana in rianimazione al Civile, è stato dimesso ed è in via di guarigione, il primo, 49enne, sta ancora lottando per la vita, all'Angelo, attaccato a una macchina salvavita. Una storia drammatica che la moglie, tutti residenti a Venezia, ha voluto raccontare in una lettera di ringraziamento ai tanti sanitari che, in queste settimane, li hanno seguiti. «Nella nostra disgrazia abbiamo avuto la fortuna di incontrare una sanità che funziona - scrive -, una sanità fatta di persone e non di cartellini appesi ai camici, una sanità fatta di operatori che amano il loro lavoro e che al benessere del paziente credono realmente, curando oltre che guarendo, e allo stesso tempo non facendo mai perdere la dignità di cui chiunque di noi ha diritto».

La storia inizia a fine anno, quando ad ammalarsi è il padre. Un po' di tosse, poi la febbre, si pensa alla solita influenza. Ma le condizioni dell'uomo peggiorano e il 3 gennaio viene ricoverato al Civile. Gli viene diagnosticata l'influenza H1N1, una variante della suina, ed è ricoverato in rianimazione. Poco prima di essere intubato ha la forza di mettere in guardia sulle condizioni del figlio che aveva iniziato a manifestare alcuni sintomi. Intuizione esatta. Nonostante i primi esami negativi, anche al giovane viene infine diagnosticata la stessa malattia. Merito soprattutto - racconta la signora - della responsabile della rianimazione del Civile, la dottoressa Monica Geremia, «il nostro angelo».IL PICCOLO MIRACOLOIl giorno più drammatico è il 9 gennaio, quando il padre si aggrava. Per dargli una speranza di vita deve essere attaccato a una macchina che c'è solo in rianimazione all'Angelo. Così viene organizzato un trasporto che è un «piccolo miracolo». «Quel giorno la dottoressa Geremia, con l'aiuto della collega Antonella Mazzaro e di tutto lo splendido personale della rianimazione, ha coadiuvato altri 14 professionisti - racconta la signora che li vuole citare - Alvise Da Lio, Benedetto Naclerio, Claudio Trevisan, Amedeo Busetto, Laura Lo Mastro, Mauro Sacco, Stefano Colombo, Adriano Saccoman, operatori del 118 che, oltre a dimostrare amore per quello che facevano, si sono anche preoccupati di sostenere noi che eravamo persi nell'incertezza e nella pericolosità del trasporto: la probabilità di decesso era elevatissima! Cercavano di rassicurarci e ci spronavano ad essere positivi. C'erano anche tre medici dell'Angelo - Alberto Terrini, Sara Vacirca e Daniele Bredice - che hanno operato indossando il solo camice, malgrado il rigore di quella notte, per poter intervenire nel caso vi fosse un'emergenza».

Il primo trasporto del genere che si tentava a Venezia, racconta la signora, con l'idroambulanza fatta andare a passo d'uomo per non alterare le macchine che tenevano in vita il marito. «C'erano tante incertezze, incognite e paure, ma il sapere e la caparbietà di tante figure professionali hanno fatto si che tutto si svolgesse al meglio». Per una volta una storia di buona sanità. 
Roberta Brunetti Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino