OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
MESTRE - Sempre meno giovani vogliono fare gli infermieri, e le preoccupazioni per il futuro della professione sono tante. È quanto emerge dai dati sulle pre-immatricolazioni dei giovani neo maturati alle facoltà universitarie, per il nuovo anno accademico, che la Uil di Venezia non esita a definire “preoccupanti”: solo 130 su 200 gli iscritti tra Mestre e Mirano e solo 32 su 100 a Portogruaro, le due sedi dell’Ateneo di Padova, che complessivamente ha, per Infermieristica, 1.050 posti a fronte di 800 domande. Il tutto in un panorama di organici già ridotti all’osso e con previsioni di turn-over sostenuto e pensionamenti. “Il mestiere deve tornare attrattivo altrimenti non avremo più infermieri nei nostri ospedali, nella sanità pubblica, ma anche negli ospedali privati e nelle case di riposo”, denunciano Francesco Menegazzi, segretario generale della Funzione pubblica, e Igor Bonatesta, coordinatore provinciale di Uil Veneto.
GLI ABBANDONI
Un vero e proprio grido d’allarme anche perché c’è da considerare che, come in tutte le università, c’è chi inizia ma poi lascia gli studi, per cui il margine si restringe: “Vuoi perché si ritirano anzitempo, vuoi perché negli anni successivi gli studenti provano ad iscriversi ad altri corsi, Medicina per prima, ma anche Fisioterapia e Tecnico di radiologia.
I BUCHI
Da una analisi della Uil mancherebbero non meno di 150-200 unità per continuare a garantire il rispetto dei minimi assistenziali. “E’ uno scenario che non è mai stato così preoccupante, per l’immediato e in prospettiva – concludono Bonatesta e Menegazzi –. Bisogna investire sul personale e sui loro stipendi, attraverso contratti di lavoro realmente appetibili. E bisogna tutelare la sanità pubblica. Il proliferare dei Centri di Medicina privati nel territorio, come quello che stanno costruendo in zona Terraglio, poco lontano dall’ospedale dell’Angelo, tanto per dirne una, rischia di dare il colpo di grazia alla tenuta del sistema. Così come è positivo parlare di ospedali di comunità, ma poi bisogna essere pronti per davvero col personale infermieristico”. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino