BELLUNO - «Il cuore ha ripreso a battere, ma il cervello non si è più ripreso a causa del tempo intercorso senza ossigenazione». Circa 4 minuti, ha detto...
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«Il paziente viene trovato in bagno e nessun allarme è scattato - ha spiegato il medico legale Antonello Cirnelli -. Il fatto è avvenuto tra il 6 e 7 settembre, intorno alla mezzanotte. Non è stato un infarto, se ci fosse stato lo avrei visto. Era un paziente ischemico e l'ischemia è l'anticamera della morte dei tessuti, che poi è l'infarto. Più grande è l'ischemia e più grande sarà poi l'infarto che si verificherà». Quando Ferdinando viene trovato sono passati sicuramente più di 4 minuti: lo proverebbero i danni irreversibili al cervello, che poi porteranno alla morte che arrivò nella terapia intensiva il 10 settembre. Per i consulenti della parte civile (Claudio Lorenzi medico legale e cardiologo Zanotto) sarebbero stati addirittura 10 i minuti di omessa assistenza al paziente che era stato posto in Obi proprio per essere sorvegliato costantemente. Non solo tramite i macchinari, che avrebbero dovuto tenere sotto controllo il malato, ma anche con l'infermiere, che sarebbe stato subito avvertito da un segnale sonoro in caso di mutamento dei parametri. E toccava proprio a lui, come ha sottolineato la dottoressa del pronto soccorso Rosamaria Bruni che glielo aveva affidato, sentita ieri come teste (era finita sotto inchiesta ma la sua posizione è stata archiviata). La sentenza si conoscerà il 9 marzo, quando parleranno anche in consulenti della difesa. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino