Scopre la sua foto sul sito di annunci gay: incubo per un 33enne

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PADOVA - Ha scoperto quasi casualmente che le sue foto venivano utilizzate da uno sconosciuto sul sito per incontri omosex "Grindr" per organizzare appuntamenti a luci rosse. É un vero e proprio incubo quello con cui si è trovato a fare i conti un 33enne dipendente dell'Università di Padova, residente in un comune della cintura urbana. Il professionista, assistito dall'avvocato Paola Porzio, ha presentato in rapida successione tre denunce in questura. Ora finalmente le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Giorgio Falcone, sembrano aver imboccato la strada giusta: un 42enne padovano è stato infatti iscritto sul registro degli indagati con l'accusa di sostituzione di persona.


LA SCOPERTA É stato un amico ad informare il 33enne dello spiacevole inconveniente. Era il 15 settembre dell'anno scorso. Gli ha inviato uno screen shot con l'immagine del profilo creato su Grindr, denominato Sex, in cui compariva una sua foto, con tutta probabilità prelevata dalla pagina Facebook del professionista. Anche altri conoscenti e colleghi di lavoro si erano poi imbattuti in quel profilo. Qualcuno aveva persino dialogato con lo sconosciuto, nella convinzione di aver avuto a che fare con il 33enne. Ormai in preda ad un grave stato d'ansia, quest'ultimo ha ripetuto fino alla noia di non aver mai navigato su Grindr e di non conoscere l'identità di chi, oltre ad utilizzare le sue foto, si spacciava per lui, fornendo agli occasionali interlocutori il nome e la professione, ovvero dati desunti anch'essi dal profilo pubblico di Facebook. É stato un collega di lavoro a fornire un formidabile assist al professionista: fingendosi interessato ad un incontro a luci rosse è riuscito a carpire la fiducia dello sconosciuto e a farsi dare nome, indirizzo e numero di cellulare. Il 33enne ha poi completato l'opera installando sul suo telefono una particolare applicazione che consente di risalire a tutti i profili social collegati allo stesso telefono. Inserendo il numero di cellulare che il suo collega era riuscito ad ottenere dallo sconosciuto utente di Grindr, è risalito ad un profilo Facebook e ad una pagina Instagram recuperando dati personali coincidenti con quelli già in suo possesso. Non c'erano quindi più dubbi sull'identità dell'uomo che aveva utilizzato le sue foto per adescare altre persone dello stesso sesso. A quel punto non gli è rimasto altro che presentare l'ennesima denuncia in questura con gli esiti delle sue personali investigazioni.
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Il Gazzettino