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Ancora morti sulla Triestina, un'autentica strage. Quattro persone sono morte l'altra notte all'altezza di Portegrandi nello scontro frontale tra due auto: la Toyota Yaris guidata da Jyotika Piaser, 29 anni, mestrina e hostess, e la Ford Focus condotta da Tatiana Celina Ciobanu, con il marito Francisc Marita Ciobanu e la figlia ventunenne Diana Francesca Ciobanu, residenti a Jesolo. Un'altra auto è finita contro le carcasse di lamiera, la coppia a bordo era sotto choc. Tre ragazzi di San Donà si sono piazzati a bordo strada e con gli abbaglianti hanno segnalato il pericolo.
La famiglia di Jesolo sterminata
«Ho firmato perché potessero essere donati gli organi di mio papà. Lo avrebbero fatto anche mia mamma e mia sorella, ma non avevano ancora completato i documenti. Ma questo dimostra come fossero delle brave persone, sempre pronte ad aiutare gli altri. E anche in questo modo mio papà avrà la possibilità di farlo».
Ha soli diciannove anni, Emilian Ciobanu, ma è come se, all'improvviso, fosse stato costretto a diventare adulto in una sola notte. Quella notte che gli ha portato via per sempre tutta la famiglia: il papà Francesc di 46 anni, la mamma Tatiana di 40 e la sorella Diana Francesca di 21 anni. È a lui che i carabinieri hanno dovuto comunicare la tragica notizia. Lui che ha dovuto procedere con il pietoso rito del riconoscimento dei corpi. E sempre lui che ha firmato il documento per consentire la donazione degli organi del papà. «I miei genitori, ricorda dall'abitazione di via Fiume 6, a due passi dall'ospedale, protetto da alcuni amici della stessa nazionalità, erano veramente delle brave persone. Quando qualcuno chiedeva un aiuto, una mano, erano subito pronti a farsi avanti e ad aiutarlo; anche se noi fossimo stati in difficoltà, c'erano prima gli altri. Sono dovuto andare a firmare per la donazione degli organi di mio papà, che aveva già compilato il modulo (purtroppo mia mamma e mia sorella non lo avevano ancora fatto): volevano aiutare le persone anche dopo. È un'altra dimostrazione di come fossero delle brave persone». Emilian non ha voluto sapere cosa, i medici, abbiano potuto prendere, di questa donazione, per salvare altre vite. Ma poco importa: conta il grande gesto compiuto dai Ciobanu e il grande coraggio espresso da Emilian.
I genitori erano andati a prendere la sorella
Il ragazzo era a casa, la notte della tragedia. Stava aspettando che i genitori tornassero da Mestre, dov'erano andati a recuperare la sorella, rientrata dalla Toscana. «Diana Francesca ricorda era stata a Prato per trovare alcuni nostri parenti.
La famiglia arrivata da Prato
I Ciobanu abitavano a Prato e si erano spostati a Jesolo da circa un anno e mezzo. «La situazione là non era bella, perché i miei genitori non riuscivano a trovare lavoro. Un amico di nostro padre, che abita qui a Jesolo, gli ha detto che qui si poteva avere qualche possibilità in più di trovare occupazione e così abbiamo deciso di trasferirci. Quindi gli ha dato una mano a trovare lavoro come cuoco». Lavoro che ha svolto al ristorante Ai Nostrani di via Roma Destra. «È stato da noi fino a che non ha avuto un infortunio alla mano conferma il titolare e si è dovuto mettere in malattia. Una bravissima persona, che sapeva fare tutto e che ci metteva serietà e impegno in tutto quello che faceva. Non mi sarei mai privato di lui». La mamma, invece, aveva lavorato in un campeggio di Cavallino-Treporti, occupandosi di pulizie. «Mia sorella continua a ricordare Emilian da poco tempo era arrivata qua da noi; era stata, infatti, ancora un po' in Romania, dove aveva trovato lavoro. Poi non riusciva a guadagnare abbastanza, per cui aveva deciso di lasciare e di trasferirsi. Nelle sue intenzioni, la voglia di frequentare un corso per segretaria». Emilian, invece, studia all'Itis Pacinotti di Mestre («Mi piacerebbe lavorare nel mondo dell'informatica»). Ed ora ha un desiderio. «I funerali si svolgeranno in Romania, dove avrebbero sempre voluto, e farò di tutto per esaudire questa loro volontà».
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Il Gazzettino