VENEZIA - Venerdì notte i barchini sfrecciavano in Bacino San Marco, figurarsi se non correvano tra i canali più aperti e meno navigati. L'incidente mortale...
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CHI VA PIANO
I pescatori si posizionano davanti all'Arsenale, nel canale marittimo tra l'isola della Certosa e quella del Lido, nel canale delle Navi e in bocca di porto. E capita continuamente che vedano passare davanti Open che nemmeno toccano l'acqua, sembrano quasi volare. Il fenomeno d'estate peggiora e i controlli in orario notturno sono pochi. Il problema però, è che basta una notte senza luna per non vedere più nulla e la sicurezza di chi conosce a menadito i rii di notte si trasforma in spavalderia. Il vento tra i capelli per la velocità, l'ondeggiare in forza alle onde distraggono da ciò che potrebbe accadere: basta una secca, cioè una lingua di terra emersa, una briccola rotta o invisibile, non illuminata, o una barca senza luci perché succeda una tragedia.
«Bisogna saper correre» si sente spesso ripetere tra i diportisti a Venezia, ma la verità, quella che si vede sull'acqua, è che la laguna avvolta nell'oscurità non fa sconti a nessuno, e può presentare un'infinità di imprevisti. C'è anche il riverbero delle luci sulle isole che crea difficoltà a chi naviga tra i canali, uno sfondo illuminato come quello del Lido o del Mose non aiuta se il contrasto è quello dell'acqua scura come la pece in una notte di nuvole, dove si avanza quasi a tentoni, a memoria. A parte le notti di luna piena, infatti, sono difficilmente visibili anche le briccole, le boe e tutti gli ostacoli galleggianti che causano spesso gli incidenti.
LE REGOLE
Il limite della velocità nei canali è di 11 o 20 chilometri orari (in acque marittime) ma non viene rispettato quasi mai da nessuno in orario notturno, e a questo si aggiunge la scarsa visibilità dei natanti, soprattutto quelli più piccoli. Ultimamente si sta verificando un altro fenomeno, quello di rimuovere le targhe delle barche per poter correre. Così, anche nel caso vi fossero vigili con il telelaser o telecamere che fotografano la folle corsa del barchino, la targa non viene riconosciuta. Anche perché esser beccati mentre si va troppo di fretta può costare circa 200 euro di multa, mentre se si viene controllati e la targa non è applicata (ma comunque dentro l'imbarcazione) e la si mostra al vigile, la contravvenzione è più limitata, circa 50 euro. E molti fanno così.
È poi obbligatorio quando si è alla fonda o all'ancora, cioè quando si decide di fermarsi e ormeggiare, accendere una luce bianca ben visibile, a 360 gradi. Molti usano una semplice piletta ma non la si vede ovunque. Spesso c'è chi non usa nessun faro da fermo, ma nemmeno in movimento, e magari corre. E la barca impennata impedisce anche la visione di ciò che sta davanti. A Venezia, soprattutto d'estate, certe sfide non sono una novità e non ci si stupisce. Ora che gli incidenti aumentano, però, ci si chiede se non sarebbe il caso di aumentare i controlli sull'acqua o rendere più aspre le normative sulla navigazione. Forse si è lasciato correre troppo nell'oscurità, e quel troppo sta iniziando a costare delle vite.
Gi.Pra. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino