Morto in moto: «I soccorsi sono arrivati dopo mezz'ora e il defibrillatore d'emergenza era scarico»

Morto in moto: «I soccorsi sono arrivati dopo mezz'ora e il defibrillatore d'emergenza era scarico»
TREVISO - Sale la rabbia per il ritardo nei soccorsi dopo l'incidente costato la vita Serghei Gusovski, per tutti Sergio, il ragazzo trevigiano di 24 anni di origine moldava...

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TREVISO - Sale la rabbia per il ritardo nei soccorsi dopo l'incidente costato la vita Serghei Gusovski, per tutti Sergio, il ragazzo trevigiano di 24 anni di origine moldava rimasto vittima di un incidente stradale sabato pomeriggio a Cavasso Nuovo, nel pordenonese. L'incidente è accaduto alle 16.08, come testimonia la chiamata della prima passante. La gravità della situazione era chiara: una persona incosciente a terra, altre due ragazze stese sul selciato e impossibilitate a muoversi, seppur coscienti. Nonostante si trattasse di uno dei più classici codici rossi, fino alle 16.35, quando è arrivato il primo equipaggio dei vigili del fuoco, non è giunto alcun soccorritore. Le manovre di rianimazione sono state portate da un'infermiera di passaggio, che ha provato a strappare alla morte il motociclista. Chi era presente, indignati per la lunghissima attesa, ha anche evidenziato come il primo rianimatore sia atterrato a bordo dell'elicottero solo alle 16.40, seguito pochi istanti dopo da una seconda equipe, sul velivolo in arrivo dal Veneto e, alle 16.45, dalla prima ambulanza. «Quanto accaduto è quasi incredibile - hanno sottolineato i presenti - Vogliamo credere che, vista la gravità delle ferite, il ragazzo non si sarebbe potuto salvare comunque, ma è inconcepibile che il territorio pedemontano sia così sguarnito di personale che perfino un'ambulanza debba metterci 40 minuti, quando l'ospedale di Maniago ne dista forse 5, viaggiando a sirene spiegate».


IL DEFIBRILLATORE SCARICO
Non vedendo arrivare nessuno - «anche se il personale al centralino del 112 è sempre rimasto in linea per cercare di guidarci da remoto», ammettono i presenti -, le persone che si sono trovate a transitare sul luogo del gravissimo incidente si sono date da fare autonomamente. Due ragazze del posto sono salite in auto e hanno prelevato il defibrillatore installato dal Comune all'esterno della casa di riposo. Una volata di una manciata di minuti, ma al ritorno sul luogo del sinistro la drammatica scoperta: il dispositivo era scarico. Le due donne sono allora salite di nuovo in auto e hanno prelevato dalla teca il defibrillatore posto fuori dalla sala operaia e lo hanno consegnato all'infermiera che stava facendo le manovre di rianimazione a mano. «Qualcuno dovrà spiegarci - la protesta dei protagonisti - perché si tengono dei defibrillatori se non viene assicurata adeguata manutenzione. Si sono persi lunghissimi minuti per il mancato funzionamento della prima apparecchiatura».


LA VELOCITÀ ELEVATA


A prescindere dall'incidente, sul quale stanno indagando i carabinieri, i residenti da anni protestano per la velocità lungo tutta l'ex provinciale 2 dei Maraldi, da Maniago a Meduno: «Il limite non viene rispettato da nessuno - accusano - nonostante la presenza di due paesi (Fanna e Cavasso, ndr) e di un campetto in cui giocano centinaia di bambini, tutti sfrecciano come in autostrada. Servono dispositivi fissi per il controllo della velocità». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino