Polizia stradale di Treviso: «Siamo stanchi di avvertire le famiglie dei morti. Non esistono strade killer ma comportamenti scorretti»

Simone Morello comandante dei carabinieri stanco di avvisare le famiglie dei morti
TREVISO - «Siamo stanchi di dover andare a suonare i campanelli delle case e annunciare alle famiglie che hanno perso un papà, una mamma e soprattutto in questo...

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TREVISO - «Siamo stanchi di dover andare a suonare i campanelli delle case e annunciare alle famiglie che hanno perso un papà, una mamma e soprattutto in questo periodo un figlio». La scia di sangue che sta imbrattando le strade della provincia di Treviso non lascia indifferenti nemmeno i soccorritori. E le forze dell'ordine che, loro malgrado, sono costrette, oltre a effettuare i rilievi e le indagini del caso, anche a informare i familiari delle vittime del decesso di un loro caro. «È un'emorragia che deve essere contrastata - afferma Simone Morello, il comandante della Polizia stradale di Treviso - Quella di ieri notte (l'incidente costato la vita al 17enne Kevin Carraro) è l'ennesima tragedia di un'estate funestata da troppe croci. È necessario invertire subito la tendenza».


IL PUNTO
Treviso si conferma una delle città in cui i morti sulle strade non tendono a diminuire. Molti incidenti sono causati dall'abuso di alcol o stanze stupefacenti, ma altrettanti dalla distrazione, dall'uso del cellulare, dall'alta velocità o dal mancato rispetto delle regole del codice della strada. Sul punto il comandante Morello è chiaro: «Non esistono strade killer, ma comportamenti sbagliati che portano a conseguenze tragiche. Le istituzioni fanno il loro dovere, cercando di sensibilizzare soprattutto i giovani, ma non solo, sui rischi che si corrono se non si rispettano le regole. Serve una maggiore cultura della sicurezza, a tutela di tutti». Le responsabilità degli incidenti ricade dunque molto spesso, se non sempre, sui comportamenti dei singoli. Le disattenzioni possono capitare, ma le percentuali dei sinistri provocati da disattenzione o condotte scorrette sono bulgare. «Il messaggio che intendo far passare è che guidare, indipendentemente dal mezzo, è una cosa seria ma non è pericolosa - continua il comandante Morello - Chi si trova alla guida di un'auto, una moto, un camion o una bicicletta deve prestare attenzione e rispettare le regole, a partire dai limiti di velocità, che esistono a tutela sia del conducente che di tutti gli altri utenti della strada. Le responsabilità sono sempre del singolo».


I CONTROLLI


L'attività di repressione è capillare. Come disposto anche nel corso dei vertici sulla sicurezza pubblica che si tengono periodicamente in Prefettura, i controlli su strada sono costanti. Non passa giorno in cui le pattuglie delle forze dell'ordine, dalla polizia ai carabinieri passando per guardia di finanza e polizia locale, non siano lungo le principali arterie e nelle vie secondarie per evitare che gli automobilisti si comportino in maniera scorretta. «Treviso esprime un coefficiente di controllo su strada molto elevato - afferma il comandante Morello - e l'attività sanzionatoria dimostra come le pattuglie siano costantemente sul territorio». Ovviamente non è pensabile né possibile avere una pattuglia lungo ogni strada. Ed è per questo che l'unico modo per evitare che si ripeta un susseguirsi di morti come in questo agosto è mettersi alla guida consapevoli che seguire le norme salva la vita. «Come polizia stradale abbiamo due modi per affrontare il problema degli incidenti - conclude Morello - Il primo è quello di presidiare il territorio: avere infatti un'auto della polizia in strada funge anche da deterrente. Il secondo è portare avanti, come stiamo facendo ormai da più di vent'anni, iniziative e campagne per far capire soprattutto ai più giovani che guidare con responsabilità è un dovere civico».
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Il Gazzettino