VENEZIA - Prima ancora di essere sentito in procura come indagato per omicidio colposo per la morte della figlia, Roberto Piva, 46 anni, scrive una mail alla Capitaneria di Porto...
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La lettera del padre, suona come un atto d'accusa verso se stesso, già chiaro fin dalle prime battute di quanto scritto. «Con la presente - è l'inizio della mail che ha come oggetto Incidente del 30/06/2019 - volevo informarvi riguardo al sinistro, non mi dilungherò su spiegazioni di onde e traiettorie e velocità, volevo solo dire che l'unico responsabile in quanto responsabile della navigazione, sono io». E poi via con il prendersi la colpa di aver fatto sedere Cecilia a prua, lì dove è vietato il trasporto dei passeggeri proprio per evitare che un'onda o qualsiasi cosa possa sbalzarli e farli finire in acqua.
Dando così il via ad una catena di eventi che possono trasformarsi in tragedia, proprio come successo domenica davanti al Bacan (il luogo esatto dell'incidente), quando il motoscafo di Roberto Piva è andato a sbattere contro una briccola di segnalazione del traffico acqueo, sbalzando e facendo cadere in laguna la piccola Cecilia, travolta e ferita dall'elica del natante.
A quel punto non erano serviti a nulla i tentativi dello stesso papà, dei volontari e della Guardia costiera, del Suem, di salvare la dodicenne, arrivata ormai senza vita all'ospedale Santi Giovanni e Paolo di Venezia.
LE INDAGINI
Sul caso la procura ha aperto un fascicolo di inchiesta per omicidio colposo. Unico indagato, lo stesso papà, Roberto Piva. Gli uomini della Capitaneria di porto e la polizia scientifica hanno dato il via ad una serie di sopralluoghi per verificare il punto esatto dell'incidente, valutare quindi la traiettoria del motoscafo e come l'imbarcazione sia potuta finire contro la briccola. Sotto la lente d'ingrandimento anche la palina stessa, con l'intento di identificare con precisione il punto d'impatto e l'angolo con cui il motoscafo ha toccato la segnalazione dei canali. Gli accertamenti sono iniziati partendo dalle prime testimonianze raccolte da chi c'era, che ha raccontato di aver visto la barca sbalzata da un'onda anomala causata dal passaggio di un lancione per turisti. Un punto che gli inquirenti stanno verificando anche attraverso i tracciati Gps per risalire alle imbarcazioni in transito a quell'ora in quel tratto di laguna davanti a Sant'Erasmo. Ma al vaglio c'è pure la traiettoria tenuta dall'imbarcazione. Il padre, è uno degli altri interrogativi, aveva legato al polso il braccialetto che spegne il motore una volta allontanati dal posto di comando, in modo da stoppare l'elica e di fatto fermare il motoscafo? Questo mentre gli inquirenti non escludono che ci possa anche essere stato un insieme di concause: dalla velocità ad un errore tecnico nella traiettoria.
Nicola Munaro
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Il Gazzettino