CAORLE - Sbalzata in acqua mentre si trovava sul motoscafo condotto dal marito, è ricoverata in prognosi riservata nel reparto di chirurgia dell’Angelo a Mestre. E...
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FOTOCOPIA
Già perché anche la sessantenne di Torre di Mosto, da quanto è emerso finora, era seduta a prua dell’Open fuoribordo del coniuge, e anche lei come la ragazzina è caduta a seguito di un improvviso sobbalzo che le ha fatto perdere l’equilibrio. Ma a differenza di Cecilia, la donna è stata miracolata perché non è stata straziata dall’elica, bensì si è ferita forse battendo la nuca sullo scafo e riportando lesioni superficiali in più parti del corpo. A giocare a suo favore, innanzi tutto la moderata velocità adottata dal pilota e quindi l’abilità e la rapidità con cui virando con la massima prontezza di riflessi ha evitato l’investimento della moglie che è stata solo lambita dallo scafo: tutte manovre facilitate anche dal fatto che a interrompere il regolare percorso del natante non è stata una collisione - come accaduto nel caso del motoscafo guidato dal papà di Cecilia finito contro una bricola - bensì, è l’ipotesi più realistica, un’onda anomala provocata dal passaggio veloce di altre imbarcazioni.
SOCCORSI
I primi a soccorrere la sessantenne in paese difficoltà sono stati gli amici che seguivano a poca distanti su un altro motoscafo, sia loro che il marito si sono tuffati e l’hanno issata a bordo chiamando nel contempo 118, carabinieri Capitaneria di Porto. Senza perdere tempo prezioso hanno puntato dritti alla riva, attraccando al porto turistico di Baseleghe a Bibione. E qui hanno trovato ad attenderli l’ambulanza del Punto di primo soccorso che era già stata allertata in collegamento con la Guardia costiera di Bibione. Da quanto si è potuto appurare la sessantenne non avrebbe mai perso conoscenza, rimanendo vigile anche durante la trasferta nella struttura sanitaria mestrina arrivata in codice rosso.
TEMPISMO
Tutte le operazioni si sono concluse nel giro di nemmeno mezz’ora e senza il bisogno del diretto intervento della Guardai costiera.
A conferma che i protagonisti, loro malgrado, della disavventura è gente esperta di mare, che non solo lo sa apprezzare per l’indiscutibile fascino, ma che lo sa affrontare anche in momenti in cui può diventare una pericolosa insidia. Sotto accusa ancora una volta finiscono l’alta velocità e la spregiudicatezza con cui i più si mettono in barca per la gita domenicale o pomeridiana all’unico scopo di staccarsi al più presto dalla costa, gettare l’ancora e prendersi la tintarella cullato dalle onde. A rimanere inascoltati purtroppo i ripetuti appelli della Capitaneria che sollecitano a una condotta prudente e responsabile a tutela in primis dell’incolumità propria e altrui e quindi dell’ambiente in un contesto di fragilità estrema per fondali bassi e contesto naturale unico.
Monica Andolfatto
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Il Gazzettino