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PADOVA - La Procura indaga sul variegato fronte dei “No Green Pass”. Un’inchiesta, per ora con una sola ipotesi di reato, quella di manifestazione non autorizzata, è stata aperta dal pubblico ministero Sergio Dini dopo i gravi episodi di sabato scorso, quando una parte dei manifestanti ha voluto a tutti i costi raggiungere Prato della Valle nonostante le indicazioni contrarie delle forze dell’ordine che sorvegliavano il corteo. Il magistrato ha ordinato alla Digos l’identificazione ed una serie di accertamenti sui promotori della manifestazione. Vi è infatti il sospetto che tra i “No Green Pass” vi siano infiltrazioni di soggetti appartenenti alla galassia dell’estrema destra che cavalcherebbero la protesta con ragioni di natura squisitamente politica.
LE TENSIONI
Quella di sabato scorso è stata una manifestazione meno partecipata ma più aggressiva rispetto alle precedenti. Ma la vera novità era rappresentata proprio dai promotori.
IL RETROSCENA
Effettivamente il corteo non era autorizzato ma molti dei partecipanti non lo sapevano. Inizialmente la questura era stata allertata ma il preavviso era stato successivamente revocato. Cos’era accaduto? Il leader di Venetogreenpass, il pubblicitario padovano Cristiano Fazzini, si era fatto da parte. Gli insulti e le minacce ricevuti in chat l’avevano spinto a ritirare la sua richiesta di autorizzazione. Tra i partecipanti c’era chi lo esortava a non sottostare ai diktat delle forze dell’ordine e ad agire in piena libertà. Fazzini ha risposto per le rime assicurando che la sua linea non sarebbe cambiata, soprattutto a tutela della gran parte dei manifestanti. Di fronte alle insistenti pressioni dei promotori di “Basta Dittatura” ha preferito ritirarsi in buon ordine revocando l’avviso di manifestazione già presentato in questura. Il pubblicitario non voleva essere chiamato a rispondere penalmente di comportamenti altrui. E ha quindi lasciato ad altri l’onere di guidare il corteo.
Dopo un giro in tondo in piazza Duomo al grido «Libertà, no Green Pass», i manifestanti sono partiti in corteo verso il Ghetto pur in assenza di autorizzazione. In piena osservanza di quanto scriveva “Basta dittatura” su Telegram: «Non vi fate intimidire dalla polizia se non vi facessero passare. Fate tutti un coro unico “Fateci passare”». Così hanno fatto. Da via San Martino e Solferino a piazza delle Erbe per poi passare in via Oberdan e a destra sul Liston. La polizia voleva far tornare il gruppo al Duomo ma i manifestanti premevano per Prato della Valle dove sono arrivati attorno alle 19, non senza momenti di tensione, dopo aver disobbedito più volte agli agenti che indicavano un altro percorso.
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Il Gazzettino