Case popolari e corruzione, l'Arma: «Chi ha subito pressioni si faccia avanti»

Chi ritiene di aver subito un torto è l’ora che si faccia avanti. Squarciando il velo di silenzi e omertà che avrebbero contraddistinto la gestione di alcune...

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Chi ritiene di aver subito un torto è l’ora che si faccia avanti. Squarciando il velo di silenzi e omertà che avrebbero contraddistinto la gestione di alcune pratiche nell’assegnazione degli alloggi popolari dal Comune di Treviso, forse proprio attraverso il sistema dell’emergenza abitativa, più facile da piegare rispetto a quello delle graduatorie. I carabinieri del nucleo di Treviso ritengono di aver già elementi granitici alla base dell’inchiesta per corruzione e abuso d’ufficio che vede indagate oltre una trentina di persone. Ma l’indagine potrebbe anche allargarsi e per questo l’invito dell’Arma è rivolto anche a chi, in questi anni, non si è voluto compromettere in alcun modo e di fronte a chi gli ha chiesto denaro o favori di altro tipo, magari millantando contatti con gli uffici, si faccia avanti e denunci direttamente quanto subito ai carabinieri. Proprio sui messaggi e sui contatti ambigui tra assegnatari e mediatori sono stati mossi i primi passi di un’indagine esplosa come un fulmine a ciel sereno a Ca’ Sugana. 


IL NODO
Uno dei nodi sui quali potrebbero aver sguazzato alcuni mediatori pronti a promettere facilitazioni nell’assegnazione in cambio di denaro, è di certo la scarsa, scarsissima offerta di case popolari, ben inferiore alla domanda. Uno squilibrio ormai cronico, ma che rischia di ampliarsi sempre più. Perché, come sottolinea Alessandra Gava, segretaria provinciale del Sunia, il sindacato degli inquilini che fa capo alla Cgil, stanno aumentando le emergenze, ma soprattutto sta crescendo una sorta di “zona grigia”: famiglie, spesso monoreddito, che non riescono più a sostenere i costi di un’abitazione privata sul libero mercato, ma al tempo stesso non versano in uno tale stato di disagio da poter risalire le graduatorie dell’edilizia residenziale pubblica. «Il quadro generale era grave già prima del Covid, con molte più richieste rispetto alle case disponibili - spiega Gava -. La pandemia ha fatto saltare numerose situazioni finora in equilibrio economico precario, ma comunque in equilibrio: sono sempre più le famiglie non in grado di continuare a pagare il mutuo o l’affitto e le spese di condomino. Questi nuclei avrebbero bisogno di alloggi a prezzi calmierati».


I NUMERI

Alloggi che però mancano: nella Marca, secondo l’organizzazione, sono circa 4.800 le case popolari di proprietà dell’Ater o dei Comuni. Insufficienti rispetto alla richiesta, a maggior ragione perché almeno un dieci per cento è chiuso, in attesa di ristrutturazione. «Le case popolari sono ormai luoghi assegnati alle emergenze - rimarca la responsabile territoriale del Sunia - Non intendo solo le emergenze abitative propriamente dette. Tramite le graduatorie ordinarie arrivano ad ottenere una casa di fatto famiglie in condizioni molto delicate, spesso al limite, non solo sotto il profilo economico, ma anche per gravi fragilità sociali o sanitarie al proprio interno». Gava non entra nel merito dell’indagine che sta coinvolgendo l’Ufficio Casa del Comune di Treviso, attendendo le conclusioni degli inquirenti e limitandosi a ribadire come in questi anni vi sia sempre stata una collaborazione proficua con i funzionari, senza aver mai registrato alcun segnale sospetto di procedure scorrette. Tuttavia, ribadisce come proprio la discrepanza tra pochi appartamenti e tanti richiedenti, in condizioni difficili, con lunghe attese perché si liberi una sistemazione, finisca per alimentare sempre più pressioni, tensioni, aggressività. Con possibili “tentazioni” di scorciatoie.

 

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Il Gazzettino