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TREVISO - L’inchiesta su Casa Zero si allarga. Gli accertamenti svolti dalla guardia di finanza di Treviso, su ordine della Procura, hanno portato all’iscrizione sul registro degli indagati di altre persone coinvolte nella presunta truffa da 24 milioni di euro legata a lavori di ristrutturazione ed efficientamento energetico di immobili privati in realtà mai avvenuti. In attesa che venga depositata la sentenza della Corte di Cassazione sul ricorso presentato dai legali dell’azienda di Nervesa della Battaglia contro il sequestro di 8,2 milioni di euro (che di fatto ha bloccato i conti correnti della società e congelato la sua operatività, ndr), gli inquirenti ipotizzano responsabilità non solo a carico del legale rappresentante del consorzio, un manager milanese di 47 anni, del presidente Alberto Botter, 38enne trevigiano, e del consulente esterno Massimiliano Mattiazzo, ingegnere trevigiano di 55 anni, colui che avrebbe firmato le attestazioni che assicuravano l’avvenuta esecuzione dei lavori quando in realtà non sarebbero stati eseguiti. L’attenzione si è posata anche su altri collaboratori di Casa Zero, tra professionisti del settore edilizio e procacciatori di affari.
Indagini che continuano anche sul fronte delle minacce arrivate a un ex dipendente di Casa Zero e ad almeno altri 5 componenti dei vertici della società. Le forze dell’ordine stanno svolgendo gli accertamenti del caso per capire se dietro ci sia un’unica mano e se gli episodi, distinti ma molto ravvicinati nel tempo, possano rientrare nella sfera del fatto isolato. Di certo c’è che la tensione è palpabile. Anche perché aleggia sempre lo spettro del fallimento. Lo scorso dicembre, infatti, la società aveva depositato nella cancelleria del tribunale di Treviso l’atto di rinuncia al ricorso ex articolo 44, attesa la mancanza delle condizioni necessarie per presentare un piano e una proposta di concordato preventivo in continuità aziendale. Nei giorni scorsi però si è paventata una possibilità per i 12 dipendenti rimasti in Casa Zero: la cessione di un ramo d’azienda a Gt Color, passaggio che darebbe vita dunque a una nuova realtà che si chiamerebbe Gt Project.
Intanto, i clienti di Casa Zero sono ormai esasperati e attendono con impazienza di avere riscontri dai politici a cui si sono rivolti: dal ministro della Giustizia Carlo Nordio al viceministro per la transizione ecologica Vannia Gava al capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti a molti altri. «Al di là della pronuncia della Cassazione e delle indagini condotte dal sostituto procuratore Massimo De Bortoli, titolare del fascicolo su Casa Zero - dice il comitato dei clienti di Casa Zero, che si è costituito da poco più di un mese - questa storia deve finire: la gente vuole stare tranquilla e chi ne ha la possibilità deve poter ricominciare i lavori con un’altra azienda.
Il Gazzettino