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MESTRE - Fino ad ora c’era stata una sorta di “fair play”, probabilmente anche per evitare sorprese. Veritas ed Ecoprogetto avevano sì - nel novembre scorso - pubblicato il bando per trovare una ditta alla quale affidare la realizzazione della seconda linea, cioé il raddoppio, dell’inceneritore di Fusina, ma senza premere sull’acceleratore. Però adesso, con la sentenza del Tar che ha rigettato il ricorso presentato da comitati ed associazioni ambientaliste, le due società fanno capire di non aver alcuna intenzione di attendere anche l’esito del sicuro appello al Consiglio di Stato, e che procederanno secondo la tabella di marcia rimasta sospesa nei mesi scorsi, che prevede la selezione dell’impresa tra le dieci che hanno risposto al bando di fine 2020. Anche perché, nel giudizio del Tar, c’è anche una sostanziale conferma delle analisi contenute nel dossier di Ecoprogetto sui possibili inquinanti derivanti dal raddoppio dell’impianto.
LE REAZIONI
Se ieri erano intervenute le associazioni ambientaliste per contestare “l’eccezione di inammissibilità per difetto di legittimazione e di interesse dei ricorrenti” (in pratica, il Tar non ha riconosciuto le associazioni che hanno fatto ricorso, né gli interessi delle persone fisiche ricorrenti), ora è la volta del consigliere regionale del Pd, Andrea Zanoni: «Lo scorso novembre siamo stati condannati per la pessima qualità aria, e siamo adesso sottoposti anche ad un’altra procedura...
LA SENTENZA
Tuttavia, nelle 17 pagine della sentenza contestata, il Tar rigetta anche le affermazioni degli ambientalisti secondo cui dall’intervento conseguirebbe una “significativa variazione del quadro emissivo già autorizzato” e la “inevitabile dispersione e ricaduta dei fumi in uscita dai camini anche a diversi di km di distanza”. Il Tribunale amministrativo ha infatti fatto proprio lo studio della Regione nell’ambito della Valutazione di impatto ambientale, secondo il quale gli “impatti emissivi significativi” si produrranno solo entro il perimetro dell’area di Ecoprogetto a Fusina “o, al più, nelle immediate vicinanze e non sono, quindi, idonei a raggiungere i fondi di proprietà dei ricorrenti”. Ancora: “In quasi la totalità dei casi il punto massimo delle dispersioni ricade all’interno dell’area operativa della società Ecoprogetto. Solo in un numero molto limitato di casi ricade appena all’esterno delle aree Ecoprogetto, comunque nelle immediate vicinanze, quindi all’interno dell’area operativa industriale”. E infine: “Per far riemergere la presunzione di lesività sarebbe stata necessaria una specifica contestazione dello studio nel suo fondamento tecnico-scientifico, mentre gli argomenti utilizzati si limitano ad affermazioni generiche su una pretesa contraddittorietà ed implausibilità delle valutazioni effettuate, fondate su riferimenti non del tutto pertinenti”. Passaggi che, Consiglio di Stato permettendo, spianerebbero la strada al raddoppio dell’inceneritore. Per questo ora Veritas ed Ecoprogetto hanno intenzione di tirar dritto.
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Il Gazzettino