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Il mese delle tasse, cioè giugno, si è chiuso con il versamento da parte dei cittadini e delle imprese del Fvg di circa 1,4 miliardi di euro, per saldare il conto di Iva, Ires, Imus, Irap, Irpef e altre addizionali. A fronte di tale cifra incassata, persiste l’evasione, anche se piuttosto contenuta rispetto ad altre aree: per ogni 100 euro, in Fvg non se ne incassano 10,6, rispetto alla media nazionale che è di 13,2 euro. Guida la classifica del sommerso la Calabria, dove per 100 euro restano non versati 21,3 euro, seguita dalla Campania con 20 euro. Al lato opposto della classifica, la provincia autonoma di Bolzano (9,3 euro) e al penultimo posto la Lombardia, dove su 100 euro sfuggono al fisco 9,5 euro.
I CONTI
È la fotografia che il giorno dopo l’ultima scadenza offre la Cgia di Mestre, che mette in evidenza tutti gli aspetti connessi agli obblighi fiscali. Tra questi spicca la denuncia per la complessità del sistema, che richiede al contribuente conoscenze e pazienza per districarsi tra le norme: «Pagare le tasse è estremamente difficile», sintetizza il rapporto.
SUL TERRITORIO
«Per una regione come il Fvg, che ha una importante vocazione all’export, doversi misurare con concorrenti stranieri che magari hanno 4-5 punti percentuali di tassazione in meno è un grosso handicap che molti imprenditori regionali purtroppo subiscono». Quest’anno, a rendere un po’ meno pesante il salasso tributario, c’è la prospettiva di uno stipendio più “pesante” a luglio, perché entra in vigore il taglio del cuneo fiscale previsto dal decreto sul lavoro approvato a fine giugno. Il taglio del cuneo porterà però un vantaggio solo per i lavoratori con redditi fino a 35mila euro. La misura, inoltre, è temporanea, perché resterà in vigore fino al 31 dicembre di quest’anno. Nello specifico, per gli stipendi fino a 25mila euro lordi il taglio del cuneo passa da 3 a 7 punti percentuali e ciò «comporterà un ipotetico aumento dello stipendio di circa 70 euro al mese»; per le retribuzioni dai 25mila ai 35mila euro lordi, invece, la riduzione sale dal 2 al 6 per cento. «Si ipotizza che l’aumento in busta paga arrivi a circa 90 euro mensili». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino