ROMANO D'EZZELINO - Sessanta milioni di euro "bruciati" in un secondo. Lasciando molti imprenditori a secco. Una gara di corsa a colpi di clic in cui i...
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È la denuncia di Fabio Campagnolo, Ceo della F.lli Campagnolo di Romano d'Ezzelino (tra i marchi più noti del Gruppo quello di Cmp), relativo al bando "Impresa SIcura", rivolto alle aziende che volevano chiedere un rimborso per le spese sostenute per l’acquisto di dispositivi di protezione individuale (mascherine, guanti ecc.) idonei a difendersi dall’emergenza epidemiologica da Covid-19. Un bando gestito da Invitalia, agenzia nazionale per lo sviluppo di proprietà del Ministero dell'Economia.
In sostanza, dice l'imprenditore bassanese (che settimane fa aveva sollevato il caso di mascherine ordinate in Cina e bloccate), «è bastato un secondo e qualche millesimo perché i 60 milioni di euro (cioè 50 milioni più il possibile sforamento del 20% in più), messi a disposizione dal Governo, andassero completamente esauriti». «Non è serio che uno Stato gestisca i rimborsi di Impresa Sicura - sbotta Campagnolo -, soldi che le nostre imprese hanno investito per la sicurezza dei lavoratori, basandosi su una procedura che non garantisce alcuna trasparenza». L'incentivo del Governo destinato alle aziende che hanno acquistato dispositivi di protezione individuale (Dpi) è sfumato in un attimo. «Un bando che ha scontentato molte più imprese di quelle che ha accontentato - prosegue Campagnolo -. E ripeto, non è serio vedere aziende rimaste escluse dalla graduatoria per aver impiegato poco più di un secondo ad inviare la richiesta». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino