​Creditore poteva far fallire l’azienda: pensa agli 80 dipendenti e la “salva”

La Fabbro Vanni di Codroipo
GEMONA DEL FRIULI - Poteva farla "tranquillamente" fallire ma, prima dell’udienza, ha pensato alle famiglie che avrebbe lasciato "a piedi", senza lavoro. Così, un imprenditore...

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GEMONA DEL FRIULI - Poteva farla "tranquillamente" fallire ma, prima dell’udienza, ha pensato alle famiglie che avrebbe lasciato "a piedi", senza lavoro. Così, un imprenditore di Gemona del Friuli (Udine), Dario Durisotti, titolare della “Durisotti Srl”, società che si occupa di impianti idraulici e che ha 19 anni di vita, ha ritirato l’istanza di fallimento che aveva presentato nei confronti della “Fabbro Vanni” di Codroipo, una fabbrica che, a causa della recessione, è entrata in grave crisi.




La srl gemonese vanta un cospicuo credito nei confronti dell’azienda codroipese, debito che non viene saldato da circa un anno. Per questo la “Durisotti” aveva presentato istanza di fallimento (unica tra i creditori, che sono diversi, per somme meno ingenti).



Poi, ieri, prima dell’udienza, il ripensamento, che ha salvato la storica fabbrica: «L’ho fatto perché ho pensato alle famiglie degli 80 lavoratori - dice il titolare, Dario Durisotti -; non me la sono sentita di lasciare “a casa” tutte queste famiglie. E spero che la “Fabbro Vanni” si riprenda, che si risollevi. Del resto ha mezzo secolo di vita. Spero che paghi quello che deve pagarmi e punto il dito comunque contro lo Stato: non è possibile fare impresa con queste leggi. Le tasse ci strozzano. La burocrazia ci uccide. Per questo voglio dare una possibilità a un “collega”, anche se so che, con l’eventuale omologa del concordato, a settembre, i soldi che l’azienda ci deve arriveranno tra uno, forse due anni. Tempi biblici. Ed appena per il 15% del totale del dovuto, per effetto del concordato».



La “Durisotti Srl” ha 10 dipendenti. Per il suo gesto ha ricevuto attestazioni di stima da parte di molti imprenditori e artigiani friulani e anche da altri creditori della “Fabbro”. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino