PADOVA - «Indagini preliminari nei confronti di ignoti». Così era scritto sul fascicolo della Procura della Repubblica datato 4 maggio 1992. Da allora nulla...
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Quel giorno, era il 3 maggio 1992, i due ragazzi erano stati a Jesolo a trovare degli amici e al ritorno si erano fermati in macchina sotto casa di lei in via Tassoni, nel quartiere padovano della Guizza. Erano in auto, una Mercedes bianca che la vittima si era fatto prestare da uno zio perché la sua utilitaria era in panne. Ed è proprio la macchina la prima di una serie di coincidenze incredibili: la Mercedes del parente era identica (modello e colore) a quella del pregiudicato che risiedeva nel condominio davanti all'abitazione della sua ragazza e aveva addirittura i primi tre numeri di targa uguali. A quell'ora Bonaldo avrebbe dovuto rincasare e gli assassini lo stavano aspettando in strada. Ma lui era in ritardo perché era stato fermato ad Abano a un posto di blocco. É arrivato prima Matteo Toffanin e i sicari non hanno esitato a far fuoco, traditi anche dalla straordinaria somiglianza tra il giovane perito, ragazzo modello e prossimo al matrimonio, e appunto Bonaldo, vecchia conoscenza delle forze dell'ordine con una sfilza di precedenti. Un'esecuzione di stampo mafioso, peraltro rivendicata poco dopo con una telefonata al centralino della Questura da un anonimo, con un marcato accento siciliano...
Il Gazzettino