Il Flauto Magico di Mozart apre l'anno tra divinità egizie e bambole a pezzi

Il Flauto Magico di Mozart apre l'anno tra divinità egizie e bambole a pezzi
TRIESTE -  Il nuovo anno al Teatro Verdi si apre con l’atteso ritorno di un capolavoro mozartiano: Die Zauberflöte (Il Flauto magico) da molti critici...

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TRIESTE -  Il nuovo anno al Teatro Verdi si apre con l’atteso ritorno di un capolavoro mozartiano: Die Zauberflöte (Il Flauto magico) da molti critici considerato il testamento spirituale di Wolfgang Amadeus Mozart, che compose l’opera due mesi prima della morte. Il Flauto Magico, in scena fino al 22 gennaio, è uno degli appuntamenti più importanti della stagione in corso. Il capolavoro di Mozart, che manca dal palcoscenico triestino dal 1997, ritorna in una nuova attesa produzione della Fondazione Lirica firmata da Valentina Carrasco, regista argentina. L'intenzione è quella di portare in scena l'Opera «dando un’importanza speciale al ruolo delle due divinità Isis, rappresentata dalla Luna (come nell’antico Egitto) simbolo della notte ma anche della femminilità, ed Osiris, rappresentato dal Sole (sempre nella mitologia egiziana) simbolo del giorno ma anche della mascolinità. Nella nostra visione le divinità sono due bambini e quindi l’allestimento si configura come un gioco, il loro gioco. E mentre i bimbi giocano, litigano, una bambola si rompe e con i pezzi rotti si tenta di ricostruire il giocattolo perduto: così si originano tutti gli eventi presenti ne Il Flauto magico». L’idea della “casa di bambole” vuole essere «una riflessione sulla condizione umana la cui vita sembra, altrettanto gestita da entità non corrispondenti ai principii razionali con cui ci ostiniamo nel tentativo di capire il mondo». Il Flauto magico è un’opera elaborata e dalle molteplici letture: in questa edizione viene affidata alla bacchetta del Maestro Pedro Halffter Caro.

 

L’approccio più immediato è quello della fiaba, dato dalla storia che tradizionalmente si dipana tra dame da salvare, prove, imprevisti, personaggi nettamente tratteggiati e dai numerosi elementi fantastici. Ci possono poi essere letture più raffinate che colgono i riferimenti della storia d’ispirazione illuminista, o quelli di una continua contrapposizione di principi opposti: la luna, il sole, il capovolgimento del bene e del male, la confusione tra il vero e il falso. Infine sono noti i rimandi al mondo della Massoneria, ai suoi riti di iniziazione con il continuo ritorno del numero 3 (sia musicalmente che nei personaggi), i simboli, i richiami alla fratellanza, all’evoluzione dell’uomo nel superamento di prove.  Il ruolo di Tamino è affidato al tenore turco Merto Sungu - di ritorno a Trieste dopo la partecipazione nel Die Fledermaus la scorsa stagione - e a Vassilis Kavayas. Il soprano Elena Galitskaya - che ricordiamo come Sophie nel Werther della scorsa stagione - sarà Pamina, con Lucrezia Drei. Il gran sacerdote Sarastro è affidato al basso Petar Naydenov. La Regina della Notte è cantata dal soprano Katharina Melnikova, che si alternerà nel ruolo con Olga Dyadiv. Nel ruolo di Papageno si avvicenderanno Peter Kellner, al suo debutto sul palcoscenico triestino, e Dario Giorgelè, di ritorno a Trieste dopo la partecipazione in Bohème. Papagena è affidata a Lina Johnson, voce molto nota al pubblico triestino che l’ha di recente vista nella Cenerentola e nel Rigoletto. Motoharu Takei avrà il ruolo di Monostatos. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino