Ideal Standard, fumata nera a Roma: non è stato trovato alcun accordo

Ideal Standard, fumata nera a Roma: non è stato trovato alcun accordo
TRICHIANA - Fumata nera. Nessun accordo sul tavolo del Mise. Per Ideal Standard continua l'attesa. Neanche il vertice di ieri a Roma, al Ministero Sviluppo Economico, è...

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TRICHIANA - Fumata nera. Nessun accordo sul tavolo del Mise. Per Ideal Standard continua l'attesa. Neanche il vertice di ieri a Roma, al Ministero Sviluppo Economico, è riuscito a dipanare la nebbia che avvolge lo stabilimento di Trichiana. Rimangono dubbi sul futuro. Soprattutto rimangono distanti le parti. Perché l'azienda non smuove un passo sulle questioni che premono maggiormente ai dipendenti. E i sindacati non hanno nessuna intenzione di mollare per quanto riguarda i volumi produttivi, le dimensioni occupazionali e il ricambio generazionale di chi lavora in fabbrica; tutte questioni intimamente legate ai progetti a medio-lungo termine sul sito produttivo. Tradotto: dovrà esserci un nuovo incontro. «Non abbiamo trovato un accordo», conferma Denise Casanova, segretario provinciale  della Filctem Cgil, scesa a Roma insieme ai colleghi della Femca Cisl e della Uiltec Uil (al vertice al Mise di ieri c'erano anche Mattia Losego di Veneto Lavoro e il deputato bellunese del Movimento 5 Stelle Federico D'Incà). «Le posizioni sono ancora molto distanti, soprattutto sui temi cardine».


I NODI
Il precedente al Mise era datato 27 aprile, quando sul tavolo era tornata prepotentemente la richiesta di un piano industriale preciso e puntuale, soprattutto dopo il completamento degli investimenti da 9 milioni di euro nel sito di Trichiana, finanziati per due terzi dal sacrificio in busta paga chiesto ai lavoratori. Solo che il piano 2018-2020 proposto dall'azienda rimane pieno di dubbi e incognite. Tra l'altro, non è quel piano a lungo raggio che ci si aspetterebbe per una fabbrica che ha appena dato il benvenuto al nuovo forno. «I problemi principali sono il mancato ricambio generazionale - sottolinea Denise Casanova -. Noi chiediamo la stabilizzazione dei ragazzi che oggi hanno contratti a termine. Si tratterebbe di una mossa fondamentale per assicurare un futuro allo stabilimento». A quanto pare, però, l'azienda non cede. Come non cede sulla questione dei volumi: nonostante la presenza del nuovo forno, che consente performance elevate, il piano 2018-2020 punta a una produzione ridotta. E poi c'è la questione degli esuberi e dell'apertura della cassa straordinaria. Tutti nodi riversati sul tavolo del Mise, senza grandi risultati.

IL CALENDARIO

«Le parti sono ancora distanti, ma non abbiamo rotto - dice Casanova -. Ci ritroviamo tra qualche giorno». Il nuovo incontro al Ministero sarà il 20 giugno. Cosa succede da qui al 20? «Non lo sappiamo ancora» dicono i sindacati. Ma lo sciopero potrebbe essere dietro l'angolo. Un altro sciopero, dopo le quattro ore di braccia incrociate andate in scena mercoledì. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino