OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
QUINTO (TREVISO) - Dalle sponde del Nilo a quelle del Sile. Gli esemplari di Ibis sacro, uccello che nell'antico Egitto era venerato, si stanno moltiplicando nelle campagne della Marca. Anche in quelle attorno all'oasi Cervara. Gli stormi ormai non si contano più. Di pari passo cresce l'attenzione per le possibili conseguenze a livello ambientale.
SPECIE INVASIVA
Si tratta infatti di una specie "aliena" invasiva. Nel senso che questi uccelli si trovano al di fuori del loro territorio di origine ma si sono comunque adattati estremamente bene alle nostre latitudini. Mangiano insetti terrestri e acquatici, pesci, anfibi, molluschi e crostacei, piccoli mammiferi e uova di uccelli. E alla fine potrebbero mettere in pericolo altre specie. «Gli Ibis sacri frequentano le nostre campagna ormai da qualche tempo -spiega Erminio Ramponi, direttore dell'Oasi Cervara di Santa Cristina- purtroppo sono carnivori.
STORIA DI MIGRAZIONI
Oggi l'Ibis sacro è praticamente estinto in Egitto. Si è spostato nei territori dell'Africa subsahariana e in quelli dell'Iraq del sud. All'inizio degli anni 90 si è diffuso in Europa in seguito alla dispersione da alcuni parchi faunistici tra la Francia e la Spagna. E di seguito si è riprodotto in modo spontaneo. Fino ad approdare nelle zone umide d'acqua dolce e nelle aree agricole del trevigiano. C'entra il cambiamento climatico? Fino a un certo punto. «L'elemento principale è l'alimentazione. E queste specie opportuniste non incontrano troppe difficoltà -conclude Ramponi- la loro espansione potrebbe anche non dipendere dal cambiamento climatico. Oppure, in modo relativo, potrebbe essere collegata nella misura in cui un leggero aumento della temperatura può aver portato a un aumento della disponibilità nel territorio del cibo di cui loro si nutrono».
Il Gazzettino