I Comuni ora “fanno squadra”, per abbattere i costi

I Comuni ora “fanno squadra”, per abbattere i costi
MESTRE - Forse i riflettori non stanno illuminando perfettamente il fenomeno, ma c’è un Veneto in cui è in corso un vero e proprio cambiamento della...

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MESTRE - Forse i riflettori non stanno illuminando perfettamente il fenomeno, ma c’è un Veneto in cui è in corso un vero e proprio cambiamento della geografia istituzionale grazie soprattutto a una rivoluzione amministrativa che, parola della presidente dell’Anci, Maria Rosa Pavanello, "sta accelerando". Tre gli elementi su cui si basa la trasformazione: la convenzione, l’unione e la fusione dei Comuni.

E proprio in questo, che è l’ultimo passaggio, nel Bellunese domani si consumerà un momento fondamentale: il referendum sulla fusione. Da una parte, Farra, Pieve e Puos si stanno adoperando per dare vita al Comune Alpago. Dall'altra, Forno e Zoldo Alto per il Comune Val di Zoldo. Nel primo caso, la nuova realtà salirebbe a 7100 abitanti; nel secondo toccherebbe quota 3200 unità.
La materia non è nuova, in Veneto. Nel 1995 Porto Viro nacque dalla fusione tra Contarina e Donada; Due Carrare sono la sintesi, anche questa datata 1995, di Carrara San Giorgio e Carrara Santo Stefano; Quero e Vas sono diventati Quero Vas nel 2103, Longarone e Castellavazzo si sono sposati nel 2014. 
Il Bellunese poi serve anche a capire come la fusione porti vantaggi non da poco, soprattutto in riferimento recente Legge di Stabilità, nelle cui pieghe spicca il raddoppio del contributo statale per i Comuni che vogliono fondersi. L’eventuale Comune Alpago riceverebbe 818mila euro all'anno (rispetto ai 409mila promessi inizialmente), mentre il Comune di Val di Zoldo potrebbe introitare 484mila euro. La questione, inoltre, ha valore retroattivo: ciò significa che anche Longarone e Quero-Vas sono coinvolti dal surplus di risorse. Nel 2016, la realtà longaronese riceverà la somma di 800mila euro, mentre Quero-Vas passa da 190mila a 380mila euro. «Ci sono naturalmente i fondi garantiti per un decennio - aggiunge la presidente Pavanello - e ricordo che, prima che fosse abolita, Longarone aveva già tolto la Tasi...». 
Ma la trasformazione amministrativa ha anche la forma delle Unioni in cui i Comuni aderenti mantengono la propria struttura, pur fornendo dipendenti alla nuova realtà che svolge funzioni e servizi delegati. Nel Veneto le Unioni sono 25: 3 in Provincia di Venezia 8 Padova, 5 Vicenza, 7 Verona, Rovigo e Belluno una ciascuno. In provincia di Treviso si sta lavorando per l’Unione di Vedelago, (Castello di Godego, Loria, Resana, Riese Pio X e Vedelago). «Anche in questo caso - spiega Pavanello - ci sono ovviamente incentivi, sia in termini di risorse, sia nella possibilità di rimpiazzare al 100% il personale che va in pensione, mentre la norma è una sostituzione di uno su 4, sia in una serie di semplificazioni nella redazione del bilancio».
Infine, l’obbiettivo di fare economia, di ottimizzare i servizi e di ridurre le spese ha generato una serie di accordi tra Comuni, le convenzioni per la gestione associata di servizi e funzioni. Sono decine e decine. Tra l’altro è stata prorogata al 31 dicembre di quest’anno il termine per la gestione associata delle funzioni fondamentali da parte dei piccoli comuni. «E il fatto che si sia passati dall’obbligo normativo all’incentivazione è qualcosa di positivo» conclude la presidente dell’Anci.

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Il Gazzettino