Hotel Ampezzo, gli avvocati del magnate russo: «Riaprite il cantiere dello storico albergo»

L'hotel Ampezzo risale agli anni Venti
CORTINA - Due ore di riesame per convincere il collegio a rivalutare la misura cautelare del sequestro preventivo che il gip Enrica Marson ha emesso il 21 luglio scorso nei...

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CORTINA - Due ore di riesame per convincere il collegio a rivalutare la misura cautelare del sequestro preventivo che il gip Enrica Marson ha emesso il 21 luglio scorso nei confronti dell'hotel Ampezzo di Cortina. La motivazione è chiara. «In quella zona spiegano le quasi trenta pagine del decreto del gip si poteva realizzare un restauro conservativo, ma non una demolizione».


I LEGALI
Ieri mattina gli avvocati della difesa hanno provato a smontare questa tesi con una discussione lunga e articolata e, alla fine, i giudici si sono presi qualche giorno per sciogliere la riserva. L'hotel si trova in centro a Cortina, sulla via della stazione, e sarebbe dovuto diventare un albergo di lusso a cinque stelle. Un fiore all'occhiello da sfoggiare ai Mondiali di sci alpino del 2021 e alle Olimpiadi invernali Milano-Cortina del 2026. L'inchiesta però ha congelato i lavori e iscritto tre persone nel fascicolo degli indagati. Per Silvia Balzan, l'allora responsabile dell'ufficio edilizia del Comune di Cortina, si ipotizza l'abuso d'ufficio poiché, si legge sempre nel decreto, «rilasciava il permesso a costruire numero 18 del 2019 che prevede ristrutturazione edilizia con ampliamento in variante al permesso costruire numero 28 del 2017 e in deroga ai sensi articolo 3 legge regionale del Veneto numero 55 del 2012».

IL CONTRASTO
Un permesso in contraddizione a quanto sarebbe avvenuto dopo e cioè «una demolizione con ricostruzione, dunque una nuova costruzione». C'è invece l'ipotesi di abuso edilizio per il direttore dei lavori e architetto cadorino Lucio Boni (avvocati Stefano Zallot e Gianluca Sgaravato) e il committente proprietario, ossia l'investitore russo Andrey Alexandrovich Toporov della società Lajadira (difeso da Bruno Barel ed Elisa Pollesel). Sono stati loro, progettista e proprietario, a chiedere un riesame all'indomani del sequestro preventivo disposto dal gip. «Abbiamo fornito un'interpretazione diversa rispetto a quella data dal consulente dell'accusa. Ora attendiamo l'esito» si è limitato a dire l'avvocato Zallot. Prudenza anche da parte del collega Sgaravato: «Non è opportuno esporre nulla. Sono state spiegate le ragioni che abbiamo sempre sostenuto». 

IL PRECEDENTE
La storia dell'hotel Ampezzo è travagliata. Quindici anni fa, dopo esser diventato un rudere, il Comune emise un'ordinanza di copertura e messa in sicurezza della struttura e da allora non se ne parlò più. Almeno fino al 2017, quando un magnate russo pensò di trasformare l'Ampezzo in un albergo di lusso a cinque stelle. Un progetto ambizioso da 16 milioni di euro che avrebbe previsto la demolizione e la ricostruzione della struttura lasciando però la facciata nello stile dell'epoca in cui fu costruito, ossia degli anni '20. All'interno camere grandi, un ristorante con 120-150 coperti e un centro benessere di circa 900 metri quadri.

L'INCHIESTA

Sul progetto ci furono delle incomprensioni. Nel 2019 scattò anche l'esposto del primo architetto incaricato, Ambra Piccin, che insospettì la Procura di Belluno facendo partire un'indagine conoscitiva. Da lì ci furono due consulenze, nelle indagini coordinate dal pm Katjuscia D'Orlando: una sulle questioni edilizie, una sul procedimento amministrativo. L'inchiesta conoscitiva confluì in un fascicolo con 3 indagati e approdò nella richiesta di sequestro, accolta dal gip di Belluno, che ha emesso il decreto. Il 21 luglio scorso i carabinieri hanno messo i sigilli al cantiere. Ora si attende l'esito del riesame che potrebbe anche annullare la misura cautelare e far ripartire i lavori.
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Il Gazzettino