Niente ordini, i cinesi chiudono la Haier: a casa 102 persone

La protesta degli operai della Haier
PADOVA - Futuro sempre più nero per i 102 lavoratori della Haier di Campodoro. Nell'incontro tra sindacati e azienda...

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PADOVA - Futuro sempre più nero per i 102 lavoratori della Haier di Campodoro.


Nell'incontro tra sindacati e azienda svoltosi ieri in Provincia, i dirigenti di Haier hanno confermato ulteriormente la loro volontà di cessare l'attività, sottolineando l'assenza di ordini che si sta verificando nelle ultime settimane, ed escludendo la possibilità di un piano di ristrutturazione che preveda la ricollocazione dei lavoratori, attualmente in cassa integrazione.

La Provincia, dal canto suo, prende tempo: «La situazione non è per niente facile», ha dichiarato il consigliere delegato al Lavoro, Elisa Venturini. «Attendiamo qualche giorno per analizzare meglio quanto sta accadendo, e fisseremo un ulteriore incontro con le parti per i primi di ottobre, nella speranza che nel frattempo si sciolga la tensione e si possa riprendere un dialogo con l'azienda».



Ieri mattina, mentre si svolgeva il confronto negli uffici della Provincia in piazza Bardella, un'ottantina di lavoratori della Haier, arrivati in pullman da Campodoro, si sono riuniti davanti alla sede provinciale per un sit in di protesta. Per l'intera mattinata i lavoratori si sono fatti sentire con fischietti e megafoni, transitando attorno alla cittadella della Stanga. In segno di solidarietà sono arrivati sul luogo anche diversi lavoratori della Allison di via Prima Strada, in stato di agitazione permanente ormai da una settimana.

La multinazionale cinese Haier aveva acquistato lo stabilimento di Campodoro nel 2001, facendo da subito considerevoli investimenti per il suo sviluppo, ma sembra che per la società non sia stato possibile portare le attività di Haier (Italy) Appiances SpA ad una situazione di stabilità finanziaria. Una ulteriore ondata di investimenti ha portato all'introduzione, nel 2012, di una nuova generazione di frigoriferi, ma la crescente concorrenza aggressiva nel mercato europeo ha determinato un progressivo declino dei volumi di produzione.


Una settimana fa l'annuncio della multinazionale di voler chiudere la produzione di frigoriferi nel Padovano, con il conseguente avvio della cassa integrazione guadagni straordinaria per tutti i 102 lavoratori. «Non è possibile che si lascino a casa cento persone così, dall'oggi al domani, senza che ci sia un confronto costruttivo che guardi anche alla salvaguardia occupazionale», dicono Marco Di Stefano di Fiom Cgil e Andrea Bonato di Fim Cisl. «Auspichiamo un intervento corposo da parte delle istituzioni locali e nazionali per sollecitare una ristrutturazione, e un piano di ricollocamento di queste persone». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino