Scheggia di bomba vicino al cuore, salvato bambino ucraino di 11 anni Mamma e fratellino sono morti

Il cardiochirurgo Vladimiro Vida, mostra la scheggia asportata vicino al cuore del bimbo
PADOVA - Le schegge e i pericoli della guerra per Kirill sono finiti solo ieri sera, all'ospedale di Padova, dove l'11enne ucraino che aveva perso nel bombardamento della...

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PADOVA - Le schegge e i pericoli della guerra per Kirill sono finiti solo ieri sera, all'ospedale di Padova, dove l'11enne ucraino che aveva perso nel bombardamento della sua casa la madre e un fratellino è stato salvato con un intervento chirurgico che ha rimosso una scheggia di mortaio che aveva vicino al cuore. Una condizione che ne metteva a rischio la vita. «E' stato uno degli interventi più complicati della mia carriera - ha detto Vladimiro Vida, il direttore della cardiochirurgia pediatrica dell'ospedale di Padova e a capo dell'equipe intervenuta sul piccolo - Abbiamo dovuto ripristinare la funzionalità di arterie e vene, ridurre un aneurisma importante e poi con la massima delicatezza togliere la scheggia metallica. Abbiamo operato in cinque chirurghi, con l'assistenza di numeroso personale infermieristico. Fortunatamente è andato tutto per il meglio».

La storia

A portare Kirill in questo viaggio della speranza verso l'Italia era stato il padre, anche lui superstite del bombardamento. L'uomo rientrando a casa aveva trovato l'abitazione distrutta, la moglie ed il secondo figlio morti, e in mezzo alle macerie il piccolo Kirill. L'uomo e il figlio erano giunti a Padova lunedì 18 aprile, grazie all'immediata disponibilità data dall'azienda ospedaliera patavina e dalla Regione Veneto. «La sanità veneta non lascia indietro nessuno nell'emergenza, specie i bambini, vittime inermi e innocenti» aveva commentato il governatore Luca Zaia. «L'unica cosa che serve è la pace, perché è intollerabile ricoverare in ospedale un bambino colpito da una bomba» aveva aggiunto Zaia. Il genitore era riuscito dapprima a raggiungere un ospedale da campo ucraino, dove erano state prestate le prime cure; poi, con un aeromobile della guardia costiere, padre e figlio erano arrivati il Veneto, portati da un'ambulanza del Suem 118 all'ospedale di Padova. La scheggia, hanno appurato gli accertamenti diagnostici, era penetrata nel collo del bimbo, tranciando alcuni vasi, fermandosi nei pressi del cuore. Quattro giorni dopo il ricovero, è arrivato il momento dell'operazione, complessa, durata oltre 7 ore, finita dall'equipe di Vladimiro Vida nella tarda serata di ieri. Il bambino, al termine dell'intervento è stato trasferito nella terapia intensiva dell'ospedale padovano ed oggi i medici hanno provveduto a ridurre la sedazione ed a estubare il paziente. Le condizioni di Kirill sono apparse buone, ed il piccolo ha potuto parlare anche con il papà. 

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Il Gazzettino