L'imprenditore Contin e la "guerra degli spritz": «Se sarò rinviato a giudizio racconterò la mia verità»

Federico Contin contrattacca chi lo ha denunciato e dà consigli al Comune sulla movida
PADOVA - La guerra degli “spritz” prosegue senza tregua. Mentre gli otto baristi autori della denuncia risentiti dai carabinieri, alcuni giorni fa, hanno ribadito...

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PADOVA - La guerra degli “spritz” prosegue senza tregua. Mentre gli otto baristi autori della denuncia risentiti dai carabinieri, alcuni giorni fa, hanno ribadito tutte le accuse contro l’imprenditore Federico Contin. Lui, non solo contrattacca, ma suggerisce a palazzo Moroni come risolvere il problema della movida in centro storico e al Portello. Il pubblico ministero Luisa Rossi, titolare delle indagini, ha iscritto Contin nel registro degli indagati con l’accusa di truffa e appropriazione indebita. I baristi, gli stessi con la casetta lungo il Piovego per la manifestazione “Naviglio”, sostengono di non avere più ricevuto indietro da Contin 54 mila euro. La Procura ha chiuso le indagini e nei prossimi giorni o verrà formulata la richiesta di rinvio a giudizio o quella di archiviazione.

La sua memoria difensiva di 12 pagine presentata agli inquirenti non ha fatto cambiare idea ai baristi?
«L’accusa di appropriazione indebita rimane, ma la cifra è cambiata. Ora chiedono solo 28 mila euro, diviso otto sono 4 mila euro a testa. Ma non glieli darò per principio. Se andrò a processo racconterò la mia verità».

Se la aspettava di essere denunciato da chi ha lavorato con lei per anni?
«No è stata una mazzata. E questa situazione si ripercuote ogni giorno sulla mia famiglia, non è facile perchè si vive male. Chi mi ha denunciato forse non ha moglie e figli. Forse pensa solo ai soldi».

Gli otto baristi risentiti dai carabinieri hanno riconfermato le accuse. Sperava in un altro risultato?
«No e poi uno di loro già questa estate aveva rimesso la querela. Aveva capito che io non ho fatto nulla di illegale. Poi ha lavorato con me a Montegrotto, perchè io non porto rancore. E ancora adesso sono disposto a metterci una pietra sopra e a ripartire».

Lei per anni ha lavorato a stretto contatto con il Comune, risolvendo il problema degli assembramenti in centro. Si aspettava una presa di posizione in suo favore di palazzo Moroni?
«Un po’ sì, anche perchè ho lavorato sempre al meglio e nella massima onestà per creare il famoso decentramento del popolo dello spritz. Il Naviglio è una mia creatura, l’ho inventato io. I baristi che mi hanno denunciato si sono coalizzati per togliermelo dalle mani, come se fossi un criminale. Il Comune non ha alzato un dito per difendermi e sì che ho dato una gran mano per la campagna politica di Giordani. E poi ci sono degli aspetti tecnici e legali».

Si spieghi meglio?
«Palazzo Moroni dovrebbe chiedere il libro soci dell’associazione “Naviglio”, dove risulta che sono ancora io il segretario e Sera il presidente. Inoltre viale Colombo è un’area data in concessione all’associazione Naviglio attraverso un bando di concorso. Non è chiaro perchè il Comune anche per tutto il 2021 non abbia fatto pagare le tasse previste per legge agli otto baristi. Altri imprenditori interessati all’area potrebbero arrabbiarsi».

A proposito di decentramento, lei ha qualche soluzione a portata di mano per il problema movida?
«Da anni ho indicato al Comune la strada, che è quella di costruire un’area dedicata agli studenti universitari servita di locali, dove possano aggregarsi e ascoltare i concerti. Bisogna trovare una zona non residenziale, solo così si può risolvere per sempre il problema».

E nell’immediato?


«Ad esempio al Portello i baristi del rione dovrebbero creare una associazione e poi ingaggiare dei vigilanti così da sopprimere sul nascere il disturbo alla quiete pubblica. Infine bisogna aprire un dialogo costante con i residenti». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino