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L’allarme era stato lanciato anche dai “big” del settore: la carenza di bottiglie sul mercato si sarebbe fatta sentire a breve e le spedizioni sempre più costose avrebbero condizionato i risultati del primo semestre di quest’anno. Ma neanche i più pessimisti erano riusciti a prevedere un crollo del genere, a due cifre e per giunta alla voce più importante del comparto: quella delle esportazioni. In Friuli è a rischio l’architrave dell’eccellenza regionale, cioè il mercato del vino verso l’estero, che fa la differenza (soprattutto per le aziende medio-grandi) tra un anno in perdita e un bilancio in attivo.
LA FRENATA
L’export del vino friulano ha perso il 20 per cento del volume (e quindi del valore) da gennaio ad oggi. Il termine del paragone è quello di un 2021 straordinario, dove nel primo semestre nonostante la coda della pandemia si erano toccati aumenti record del 30-40 per cento. Ora invece il segno meno precede due cifre. Ed è un dato pessimo per una regione che nell’ultimo decennio aveva sviluppato una struttura commerciale d’esportazione rincorrendo il modello veneto. A gennaio si è toccato addirittura un meno 23 per cento di vino esportato. «A tenere - spiega Rodolfo Rizzi di Assoenologi - sono solamente il Prosecco e il Pinot Grigio, ma il mercato si sta restringendo sempre di più. I fattori che scatenano questa crisi sono molti e gli effetti combinati tra loro».
LE CAUSE
Della difficoltà di reperire materie prime per l’imbottigliamento (non solo la bottiglia in sé, ma anche le capsule e le etichette) se ne parla più o meno da inizio anno.
CONSEGUENZE
«Tutti auspichiamo che questa tempesta perfetta possa svanire così come si è presentata - è la conclusione di Rodolfo Rizzi -, ma le ripercussioni rimarranno probabilmente a lungo e si faranno sentire anche sul consumatore finale, non solo sulle aziende produttrici di vino o grappa. Ci saranno certamente dei rincari a listino, anche al bancone del supermercato. La nostra speranza è riposta nella stagione turistica estiva che sta per iniziare. Tanti turisti in Friuli Venezia Giulia porteranno certamente un aumento della domanda di vino di qualità». «I prezzi - spiegava su queste pagine Ornella Venica (Venica&Venica) - sono cresciuti in pochissimo tempo del 22 per cento. E ci si riferisce in questo caso solamente al vetro. Le bottiglie sono introvabili e quando si riesce a rintracciarle si viene messi per così dire in coda, con attese che superano i tre mesi. I più previdenti hanno programmato le consegne fino alla fine dell’anno. Altrimenti si rischia di non imbottigliare». Le aziende rischiano di non avere le bottiglie per imbottigliare i prodotti nati dalla vendemmia del 2021. E di perdere clienti, consegne, milioni. E considerando che in Friuli di bottiglie di vino se ne producono circa 486 milioni per un valore che sfiora i 2,5 miliardi di euro, è un bel problema.
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Il Gazzettino