Guerra, lockdown in Cina e prezzi folli: l'export del vino friulano crolla del 20%

Martedì 17 Maggio 2022 di Marco Agrusti
Bottiglie di vino

L’allarme era stato lanciato anche dai “big” del settore: la carenza di bottiglie sul mercato si sarebbe fatta sentire a breve e le spedizioni sempre più costose avrebbero condizionato i risultati del primo semestre di quest’anno.

Ma neanche i più pessimisti erano riusciti a prevedere un crollo del genere, a due cifre e per giunta alla voce più importante del comparto: quella delle esportazioni. In Friuli è a rischio l’architrave dell’eccellenza regionale, cioè il mercato del vino verso l’estero, che fa la differenza (soprattutto per le aziende medio-grandi) tra un anno in perdita e un bilancio in attivo. 


LA FRENATA


L’export del vino friulano ha perso il 20 per cento del volume (e quindi del valore) da gennaio ad oggi. Il termine del paragone è quello di un 2021 straordinario, dove nel primo semestre nonostante la coda della pandemia si erano toccati aumenti record del 30-40 per cento. Ora invece il segno meno precede due cifre. Ed è un dato pessimo per una regione che nell’ultimo decennio aveva sviluppato una struttura commerciale d’esportazione rincorrendo il modello veneto. A gennaio si è toccato addirittura un meno 23 per cento di vino esportato. «A tenere - spiega Rodolfo Rizzi di Assoenologi - sono solamente il Prosecco e il Pinot Grigio, ma il mercato si sta restringendo sempre di più. I fattori che scatenano questa crisi sono molti e gli effetti combinati tra loro». 


LE CAUSE


Della difficoltà di reperire materie prime per l’imbottigliamento (non solo la bottiglia in sé, ma anche le capsule e le etichette) se ne parla più o meno da inizio anno. E’ una concausa, ma non l’elemento chiave. O meglio, non l’unico. «I Paesi asiatici - rivela ancora Rizzi - erano trainanti per il nostro export. Da soli garantivano una buona parte della crescita». In testa ovviamente la Cina, sempre più innamorata del vino italiano e anche del prodotto d’eccellenza del Friuli Venezia Giulia. «Una Cina che adesso è parzialmente in lockdown - prosegue il rappresentante di Assoenologi -, che non spedisce e non riceve. Un Paese sostanzialmente chiuso. Dai Paesi asiatici arriva il segno meno che vediamo in questi primi mesi». Anche la Russia comprava vino friulano, ma ha scelto la guerra che a sua volta ha portato le sanzioni e il blocco dei pagamenti internazionali. Un altro mercato saltato per il settore vitivinicolo friulano. «Mantengono invece dati ancora positivi il Canada e gli Stati Uniti - è la spiegazione di Rizzi -, ma non bastano a garantire i livelli di export del passato o dell’anno scorso. Ci sono poi altre cause alla base della crisi improvvisa: l’inflazione, la progressiva perdita del potere d’acquisto che si fa sentire anche all’estero e non solo da noi». In tutto questo, il problema delle bottiglie: prima si compravano (anche) in Cina, ora non più. E i fornitori europei sono talmente pieni di ordine da essere costretti a ritardare o dilazionare le consegne. Con prezzi in continua crescita.


CONSEGUENZE


«Tutti auspichiamo che questa tempesta perfetta possa svanire così come si è presentata - è la conclusione di Rodolfo Rizzi -, ma le ripercussioni rimarranno probabilmente a lungo e si faranno sentire anche sul consumatore finale, non solo sulle aziende produttrici di vino o grappa. Ci saranno certamente dei rincari a listino, anche al bancone del supermercato. La nostra speranza è riposta nella stagione turistica estiva che sta per iniziare. Tanti turisti in Friuli Venezia Giulia porteranno certamente un aumento della domanda di vino di qualità». «I prezzi - spiegava su queste pagine Ornella Venica (Venica&Venica) - sono cresciuti in pochissimo tempo del 22 per cento. E ci si riferisce in questo caso solamente al vetro. Le bottiglie sono introvabili e quando si riesce a rintracciarle si viene messi per così dire in coda, con attese che superano i tre mesi. I più previdenti hanno programmato le consegne fino alla fine dell’anno. Altrimenti si rischia di non imbottigliare». Le aziende rischiano di non avere le bottiglie per imbottigliare i prodotti nati dalla vendemmia del 2021. E di perdere clienti, consegne, milioni. E considerando che in Friuli di bottiglie di vino se ne producono circa 486 milioni per un valore che sfiora i 2,5 miliardi di euro, è un bel problema. 

Ultimo aggiornamento: 18 Maggio, 09:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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