La guerra in Ucraina spacca l'Anpi: «Provocazione della Nato». E monta la protesta

La guerra in Ucraina
PORDENONE - C’è una differenza volutamente sottile (in realtà è un solco che si fa frattura) tra la condanna “ma” e la condanna e basta....

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PORDENONE - C’è una differenza volutamente sottile (in realtà è un solco che si fa frattura) tra la condanna “ma” e la condanna e basta. È una linea di demarcazione che a livello internazionale sta lasciando fuori dal cuore del conflitto russo-ucraino un gigante come la Cina. E che nel nostro piccolo finisce per spaccare l’associazione che della pace, della memoria, dell’orrore della guerra dovrebbe essere la fiaccola sempre accesa: l’Anpi, il gruppo dei partigiani (ormai figli di questi ultimi). Succede a Pordenone, dove la presidenza dell’associazione si schiera certamente contro l’aggressione all’Ucraina, ma allo stesso tempo “bacchetta” anche l’Occidente, che avrebbe provocato Mosca. Dal direttivo, però, ecco le voci che condannano una linea «troppo morbida» nei confronti dell’aggressore russo. E la spaccatura. 


LA TENSIONE


Tutto nasce dalla presa di posizione dell’Anpi nazionale, che condanna sì l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo ma che allo stesso tempo individuano nell’espansione ad Est della Nato e nell’atteggiamento degli Stati Uniti una delle cause dell’escalation. Un’uscita criticatissima già a livello nazionale, che torna anche in Friuli. «Naturalmente la condanna nei confronti dell’aggressione a uno Stato libero e indipendente come l’Ucraina da parte nostra è totale - spiega Loris Parpinel, presidente dell’Anpi pordenonese -. È la differenza che viene sottolineata dall’articolo 11 della nostra Costituzione. Noi ripudiamo la guerra. Il principio è sempre lo stesso: le armi devono tacere. Si deve cercare il negoziato sino all’ultimo secondo». E il primo capitolo dell’analisi si chiude così, in modo inattaccabile. Anpi condanna la guerra. Ci mancherebbe che accadesse l’opposto. È la prosecuzione del ragionamento ad aver creato una spaccatura interna all’associazione che conserva la memoria degli orrori della Seconda guerra mondiale. «I politici dovrebbero conoscere storia e geografia - prosegue Parpinel -. Noi come Europa siamo l’ultima propaggine di un continente eurasiatico. Non confiniamo con gli Stati Uniti. Non lo dice solo l’Anpi. Quello che è mancato da parte dell’Europa dopo la caduta dell’Urss è comprendere propria posizione. Putin a un certo punto aveva detto giustamente, perché ci portate i missili vicino? Invece di fermarsi dov’erano, gli occidentali sono andati dove non dovevano. La Nato in questa maniera ha detto che la Guerra fredda non era ancora finita. La Nato così facendo ha creato una situazione di ostilità nei confronti della Russia». Una posizione, questa, che Parpinel chiama «realistica», ma che in seno all’Anpi provinciale ha creato una divisione che odora di frattura storica. E dove “storica” significa afferente alla sfera della storia. Quella del nostro Novecento. 


LA PROTESTA


A prendere la parola a questo punto è il neo membro del direttivo di Anpi, l’avianese Andrea Gant. «Stiamo assistendo alla riemersione dei “vecchi” pensieri ripidi di Rifondazione comunista - attacca -. Da alcuni relatori dell’Anpi pordenonese ho sentito lo stesso discorso propinato da Anpi nazionale. La mia posizione è diametralmente opposta e il timore è che si voglia invece riavvolgere il nastro della storia, con alcune distorsioni importanti. Io sono di sinistra, ma queste persone sono indietro di 50 anni. Mettiamo innanzitutto un punto: la Russia non ha mai dato aerei all’Occidente, non ha mai aiutato Svezia, Finlandia, Francia, Italia. Sono stati gli americani a portarci armi e cibo. Non possiamo dimenticarlo, si tratterebbe di un errore storico. Ho deciso di non dimettermi dal direttivo - conclude - ma allo stesso tempo di combattere chi sembra giustificare l’aggressione all’Ucraina parlando dell’atteggiamento dell’Occidente. Ho portato questa protesta anche in direttivo. Volevano zittirmi: ho risposto che siamo a Pordenone. Non a Mosca». 

 

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Il Gazzettino