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PORDENONE - C’è una differenza volutamente sottile (in realtà è un solco che si fa frattura) tra la condanna “ma” e la condanna e basta. È una linea di demarcazione che a livello internazionale sta lasciando fuori dal cuore del conflitto russo-ucraino un gigante come la Cina. E che nel nostro piccolo finisce per spaccare l’associazione che della pace, della memoria, dell’orrore della guerra dovrebbe essere la fiaccola sempre accesa: l’Anpi, il gruppo dei partigiani (ormai figli di questi ultimi). Succede a Pordenone, dove la presidenza dell’associazione si schiera certamente contro l’aggressione all’Ucraina, ma allo stesso tempo “bacchetta” anche l’Occidente, che avrebbe provocato Mosca. Dal direttivo, però, ecco le voci che condannano una linea «troppo morbida» nei confronti dell’aggressore russo. E la spaccatura.
LA TENSIONE
Tutto nasce dalla presa di posizione dell’Anpi nazionale, che condanna sì l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo ma che allo stesso tempo individuano nell’espansione ad Est della Nato e nell’atteggiamento degli Stati Uniti una delle cause dell’escalation. Un’uscita criticatissima già a livello nazionale, che torna anche in Friuli. «Naturalmente la condanna nei confronti dell’aggressione a uno Stato libero e indipendente come l’Ucraina da parte nostra è totale - spiega Loris Parpinel, presidente dell’Anpi pordenonese -. È la differenza che viene sottolineata dall’articolo 11 della nostra Costituzione.
LA PROTESTA
A prendere la parola a questo punto è il neo membro del direttivo di Anpi, l’avianese Andrea Gant. «Stiamo assistendo alla riemersione dei “vecchi” pensieri ripidi di Rifondazione comunista - attacca -. Da alcuni relatori dell’Anpi pordenonese ho sentito lo stesso discorso propinato da Anpi nazionale. La mia posizione è diametralmente opposta e il timore è che si voglia invece riavvolgere il nastro della storia, con alcune distorsioni importanti. Io sono di sinistra, ma queste persone sono indietro di 50 anni. Mettiamo innanzitutto un punto: la Russia non ha mai dato aerei all’Occidente, non ha mai aiutato Svezia, Finlandia, Francia, Italia. Sono stati gli americani a portarci armi e cibo. Non possiamo dimenticarlo, si tratterebbe di un errore storico. Ho deciso di non dimettermi dal direttivo - conclude - ma allo stesso tempo di combattere chi sembra giustificare l’aggressione all’Ucraina parlando dell’atteggiamento dell’Occidente. Ho portato questa protesta anche in direttivo. Volevano zittirmi: ho risposto che siamo a Pordenone. Non a Mosca».
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Il Gazzettino