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ROVIGO - Dal 15 ottobre per i lavoratori del settore pubblico e privato scatterà l’obbligo del green pass per recarsi sul posto di lavoro. Il dipendente senza certificato verrà considerato assente ingiustificato e sospeso fino alla presentazione del lasciapassare, anche se senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro. Se da un lato la nuova regola rappresenta un sospiro di sollievo per le imprese, durante lo scoppio della pandemia rimaste chiuse con gravi perdite, a pesare è la responsabilità del datore di lavoro di verificare la regolarità del pass dei dipendenti. Un impegno di tempo e costi non da poco per le realtà economiche del territorio con all’attivo centinaia o migliaia di lavoratori. Molti imprenditori lamentano di essere stati trasformati “in carabinieri” per quanto concerne la responsabilità dei controlli, con l’aggravante che in caso di irregolarità la colpa, oltre che sul lavoratore, ricadrà anche sull’imprenditore stesso, con sanzioni che vanno dai 400 euro a oltre i mille. Il vice presidente di Confindustria Venezia-Rovigo Paolo Armenio, però, rassicura. «Il sistema dei controlli per le imprese sarà abbastanza snello. Il decreto specifica che i datori di lavoro potranno definire le modalità operative per l’organizzazione delle verifiche che potranno essere eseguite anche a campione. È vero che le imprese dovranno individuare i soggetti incaricati ai controlli al momento dell’accesso al lavoro, ma attraverso le app a disposizione, già attive in altri settori, la procedura sarà veloce, senza il rischio di eccessivi rallentamenti dell’attività organizzativa dell’impresa».
IL NODO SOSTITUTI
Il problema che si trovano ad affrontare in queste ore le aziende è la sostituzione dei dipendenti no vax che verranno sospesi dal lavoro almeno fino al 31 dicembre. «La difficoltà nella sostituzione del personale che ricopre ruoli chiave all’interno dell’azienda, frutto di anni di formazione, è il problema maggiore - conferma il vicepresidente di Confindustria - siamo in attesa della decisone del Governo sull’obbligatorietà del pass per chi lavora in smart. In caso affermativo non sarà possibile fare lavorare queste figure nemmeno da casa».
La speranza è che da qui al 15 ottobre ci sia una diminuzione dei lavoratori irriducibili sul fronte della profilassi. Per le aziende c’è poi il problema, non da poco, dei costi per l’organizzazione delle verifiche e delle eventuali contestazioni. «Chiederemo al Governo che i costi a carico delle imprese vengano in parte riassorbiti - riprende Armenio - non possiamo non essere soddisfatti dell’obbligatorietà. Le imprese, nei prossimi mesi, non corrono il rischio di chiudere ancora. La ripresa si fa sentire in modo trasversale anche in Polesine, dove i posti di lavoro sono in crescita. Una nuova ondata di Covid sarebbe peggio».
Favorevole al pass per i lavoratori anche il presidente di Confartigianato Polesine, Marco Campion. «Gli artigiani del territorio hanno pagato un caro prezzo a causa della pandemia, molte aziende hanno chiuso e la crisi economica ha ancora strascichi importanti».
ARTIGIANI IN CASA
Chi controllerà il pass dell’idraulico, dell’elettricista o del falegname che si reca al domicilio del cliente? «Secondo il decreto, anche l’abitazione è considerata un luogo di lavoro e quindi la certificazione è richiesta e dovrà chiederla chi fa entrare i lavoratori in casa».
Chi controlla poi chi deve controllare? «È probabilmente un buco normativo - commenta Campion - chiederemo di fare chiarezza anche sulle modalità delle verifiche all’artigiano che opera in abitazioni». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino