«Quarantene di soli 3 giorni per i lavoratori dei servizi essenziali»

Manuela Lanzarin
VENEZIA - La responsabile della Direzione Prevenzione della Regione del Veneto, Francesca Russo, parla di «disallineamento» e cita alcuni esempi capitati in tutta...

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VENEZIA - La responsabile della Direzione Prevenzione della Regione del Veneto, Francesca Russo, parla di «disallineamento» e cita alcuni esempi capitati in tutta Italia: i positivi che hanno sempre avuto il Green pass valido, i vaccinati con terza dose che si sono visti sospendere la validità della certificazione verde dopo il tampone molecolare positivo e quelli che, invece, pur positivi, hanno continuato ad avere il Green pass valido solo perché avevano fatto non il molecolare ma il test rapido antigenico. Per non dire di chi si è negativizzato e continua ad attendere il ripristino del Green pass. Sono alcuni dei paradossi cui a Roma stanno tentando di porre rimedio, ma le Regioni vogliono di più: chiedono cambiare le attuali regole perché la situazione è diventata ingestibile, il sistema è saltato. E la prima richiesta è cambiare la definizione di “caso”: «Ma non per minimizzare la situazione - sottolinea la dottoressa Russo - noi chiediamo di passare da una sorveglianza sulla positività a una sorveglianza sulla sintomaticità».


La prima richiesta, dunque, riguarda la definizione di “caso”: se si è solo positivi e asintomatici non c’è più il “caso”, che scatta invece quando la malattia si fa sentire. Questo perché con la variante Omicron il virus è molto contagioso, ma, grazie ai vaccini - e in Veneto la stragrande maggioranza è vaccinata - spesso non provoca sintomi.
Le Regioni chiedono di mantenere i criteri ospedalieri e cioè i tassi di occupazione dei posti letto in area medica e in terapia intensiva e di tenere ancora l’Rt anche se non è più rappresentativo: «L’anno scorso sopra 1.25 si andava in rosso, adesso non è più così». Analogo ragionamento sull’incidenza: un anno fa si finiva in fascia rossa quando c’erano 250 casi su 100mila abitanti, adesso il Veneto ne ha più di 2mila ed è in giallo.


LA DURATA
Poi c’è tutto il discorso della durata dell’isolamento e della quarantena. «Se un lavoratore è vaccinato e asintomatico perché, pur positivo, non può tornare al lavoro? Per alcuni settori - sanità, scuola, trasporti - bisogna valutare nuove regole». Questa la proposta delle Regioni: nei contesti in cui la variante Omicron è dominante, consentire ai lavoratori dei servizi essenziali vaccinati con la dose booster o con le due dosi da meno di 120/180 giorni, degli isolamenti brevi. E cioè: dopo 3 giorni se restano asintomatici nelle ultime 24 ore possono tornare al lavoro con una autosorveglianza di altri 3 giorni e l’obbligo di indossare la mascherina Ffp2.
Capitolo contact tracing: «In questa situazione non è neanche più utile, potremmo chiamare l’esercito ma non si bloccherebbe la circolazione del virus perché è tutto aperto», ha spiegato la responsabile della Prevenzione. Il contact tracing - ha aggiunto - resterebbe in vigore solo per gli ambienti a rischio o per determinate categorie. La richiesta è di abolire il tampone di chiusura per tutti i soggetti posti in quarantena con la sola esclusione di chi sviluppa sintomi.


E veniamo alle scuole. «La sorveglianza è insostenibile - ha detto Russo -, i ragazzi rischiano di restare in quarantena continuamente, senza contare che ci sono discrepanze tra le norme». Tra le ipotesi, la revisione del meccanismo dei cosiddetti T0 e T5 (i tamponi da effettuare subito e dopo 5 giorni dal contatto con un positivo) con l’introduzione di un ipotetico T3, per accelerare il rientro in classe degli studenti. Al vaglio l’eliminazione del test obbligatorio per gli studenti over12 - vaccinati e asintomatici - entrati a contatto con un positivo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino