Paradosso dello "Stato contro Stato": lotta Avvocatura-Mise sul deposito di Gpl

Manifestazione contro il deposito Gpl a Chioggia
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 CHIOGGIA - Stato contro Stato. E’ questo il retroscena incredibile che si nasconde dietro il caso del deposito di Gpl di Chioggia. Paradosso vuole infatti che il Consiglio di Stato debba decidere se ascoltare l’Avvocatura dello Stato che, per conto del Ministero dello Sviluppo economico, sostiene che la procedura per la costruzione dell’impianto di Gpl è assolutamente legittima oppure se deve dar credito allo stesso Ministero che chiede invece al Consiglio di Stato di decretare l’illegittimità dell’iter e cioè, di fatto, di non dare ascolto alle argomentazioni dell’Avvocatura dello Stato. Che è come se un avvocato difensore lottasse per dimostrare che il suo cliente è innocente e il suo cliente, senza avvertirlo, andasse in Tribunale a confessare di essere colpevole.

 
STRAPPO ISTITUZIONALE
Ecco perché, per quanto incredibile possa sembrare, al Consiglio di Stato andrà in scena un vero e proprio strappo istituzionale tra Avvocatura dello Stato e... Stato. Del resto esattamente questo è successo e cioè che mentre l’Avvocatura dello Stato confezionava e depositava una memoria per il Consiglio di Stato con la quale dimostrava che il Ministero per lo sviluppo economico aveva operato seguendo per filo e per segno leggi e procedure, nello stesso momento il ministro Luigi Di Maio chiedeva di dichiarare illegittima quella stessa procedura, ammettendo di fatto che prima era stato sbagliato tutto. Ovvio che all’Avvocatura di Stato non hanno digerito lo sgambetto. E fanno trapelare il loro imbarazzo per una situazione assolutamente anomala.
INFEDELE PATROCINIO
Peraltro l’Avvocatura dello Stato fa sapere che in un primo momento il capo di gabinetto di Di Maio aveva chiesto di presentare una memoria con la quale si dimostrava che la procedura era illegittima. Ma siccome questo non è, l’Avvocato dello Stato aveva fatto rispettosamente notare che sarebbe stato imputabile di infedele patrocinio che, per un legale, è un marchio di infamia. 
Del resto, stando sempre ai dettagliati retroscena, l’Avvocato dello Stato aveva spiegato a Di Maio e ai suoi che il Ministero avrebbe potuto tranquillamente ritirare tutta la procedura di suo, senza chiedere nulla a nessuno. E, dunque, prima ancora che la causa andasse al Consiglio di Stato avrebbe potuto azzerare l’iter. Solo che di mezzo, se Di Maio facesse questo, c’è il conto dei danni. 

Morale della favola, adesso il Consiglio di Stato ha in mano due pareri, esattamente opposti, sullo stesso argomento e provenienti dallo stesso Ministero, uno firmato dall’Avvocatura dello Stato per conto di Di Maio e l’altro da Di Maio contro se stesso. Difficile a questo punto strologare su quel che succederà da qui in avanti, ma quel che è più che certo è che tra Avvocatura dello Stato e Governo si è prodotta una frattura che avrà conseguenze per ora inimmaginabili, a parte il fatto di diventare materia di studio alla Facoltà di giurisprudenza. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino