Nel febbraio del 1840, nel corso di una serata di gala, gli fu chiesto di illustrare sui due piedi un episodio storico, la “Sorpresa e sconfitta del campo romano presso il...
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Ma intanto il giovane artista prodigio era stato anche a Milano e a Torino: in Lombardia aveva conosciuto Francesco Hayez e Alessandro Manzoni; la nobiltà lombarda, ma anche Maria Elisabetta di Savoia, allora in soggiorno a Monza, acquistò qualche sua opera. A Torino re Carlo Alberto gli commissionò una serie di disegni, e non era che tredicenne. Per altri versi, i frequenti viaggi ad Aquileia, a Cividale e in altre località storiche del Triveneto, sommati alla lettura di opere storiche, contribuirono ad accrescere il suo interesse per le gesta del passato: illustrò le vicende della lotta per l'indipendenza greca, ed avvenimenti della Milano antica. E proprio la storia sontuosa dalla quale era circondato, unita alla formazione romantica della quale era ormai intriso non poterono che mescolarsi in un sentimento di italianità mista a venezianità che lo indussero a disegnare tanto i moti del 1848-49 – che lo videro partecipe della difesa di Venezia contro gli Austriaci – quanto la sollevazione dei contadini polacchi contro il dominio russo nel 1863. In mezzo, il suo capolavoro: le centocinquanta tavole della monumentale “Storia veneta”, descritta da Francesco Zanotto, che fu pubblicata in fascicoli a Venezia nel 1852 e conobbe diverse edizioni successive: illustrazioni capaci di restituire visivamente decine di episodi storici relativi alla Serenissima.
“Nostra precipua cura fu – si legge nell'introduzione – consultare le cronache e le storie più riputate, affine di dare a scelti fatti il colore della verità, e vestirli del costume proprio de' tempi nei quali accaderono: talché potrà servire l'offerta a quegli artisti, che per avventura amassero erudirsi a vantaggio de' loro studii nel diverso costume de' Veneziani”. Una attività di illustrazione di opere letterarie e testi storici che proseguì a Venezia ma anche a Trieste, dove fece ritorno nel 1857; e che anzi trasmise anche alla sua pittura: Giuseppe Gatteri è tutt'oggi ricordato tra i maggiori rappresentanti triestini del romanticismo storico. Il Museo Revoltella di Trieste offre ai visitatori la visione di dipinti come “La festa delle Marie” e “L'arrivo della regina di Cipro a Venezia”, realizzati su commissione del barone Pasquale Revoltella ed esposti a Trieste nel 1864; ma anche il “Divertimento dato dal cardinale Riario alla duchessa di Ferrara”, del 1872, “Cesare Borgia abbandona il Vaticano”, del 1877 e “Minerva premia le Arti e le Virtù”, l'ultimo suo quadro, dipinto nel 1884. Dal 1873 al 1876 (e poi nel 1884) Gatteri divenne anzi uno dei curatori del Museo Revoltella, e sostenne a lungo la necessità di fondare a Trieste un Circolo artistico nel quale chiamare a raccolta tutti gli artisti e gli amanti delle belle arti. Il Circolo prese vita agli inizi del 1884 e Gatteri ne fu nominato presidente. Ma non durò molto: il primo dicembre di quell'anno, a 55 anni, il pittore morì all'improvviso. L'anno successivo il Circolo artistico allestì una grande mostra sul suo lavoro; parte delle opere fu poi consegnata ai Civici Musei di storia e arte e alla Biblioteca civica di Trieste; un altro gruppo di disegni fu destinato al Museo Correr di Venezia. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino