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CORTINA - Ore 9, passo Giau, quota 2233, per soli 6 metri lascia il titolo di Cima Coppi al Pordoi. Corrado e Giorgia Marchet stanno risalendo a piedi. «Piove misto a neve, che però non attacca», dice lui, conosciutissimo in provincia di Belluno e non solo, perché vero pioniere del paracadutismo sportivo. La figlia Giorgia invece corre in bicicletta, non quella da strada però. Va in mountain bike, e ci va fortissimo: è nella nazionale di mtb, diversi titoli italiani nel palmares, una vittoria in Coppa del Mondo a Nove Mesto. «Ma per le Olimpiadi di Tokyo non posso farci più niente, l’Italia ha un solo posto e non credo sarà per me». L’occhio e la sensibilità di una biker abituata a lanciarsi a tutta velocità nei percorsi fuori strada può essere importante per capire a cosa vanno incontro oggi la maglia rosa Bernal e tutti gli altri concorrenti del Giro d’Italia, attesi dal massacrante tappone dolomitico, o tappa regina della Corsa rosa 2021, chiamatela come vi pare. Si parte da Sacile alle 11, traguardo a Cortina. In mezzo 5700 metri di dislivello, lo spaventoso Fedaia, il più pedabile Pordoi, infine proprio il Giau. Una volta scollinato quest’ultimo passo, giù verso la Regina delle Dolomiti. Ma è proprio qui il problema: la discesa. Che per una volta preoccupa più delle salite.
NUOVA ASFALTATURA
«Il fondo stradale è nuovo e in perfette condizioni - spiega l’azzurra di mtb, domenica seconda in una corsa della Veneto Cup a Maser - ma poco ruvido e abbastanza liscio. Con quelle ruote da strada dovranno stare su con le antenne, anche perché ci sono molti tornanti».
DA TUTTO IL MONDO
La strada per il Giau è stata chiusa ieri sera, le altre interessate dal passaggio del Giro lo saranno due ore e mezza prima del transito della carovana (a Fregona in provincia di Treviso alle 11.20, sul Cansiglio a cavallo delle 12, a Santa Caterina di Ponte nelle Alpi tra le 12.34 e le 12.45, a Belluno circa alle 13, Agordo 13.30, a Canazei tra le 15 e le 15.30, sul Giau tra le 16.30 e le 17.20). Prima che venisse chiusa, in molti sono riusciti a sistemarsi. «Abbiamo visto almeno un centinaio di camper - è il racconto di Giorgia, 23 anni a settembre, laureata in scienze delle attività motorie e sportive - in ogni piazzola e rientranza. Ma c’è chi ha dormito in auto, o in tenda. Appassionati di tutta Europa, Olanda, Belgio, Austria, Germania, ognuno qui per i propri beniamini. Io tifo per gli italiani, certo Caruso per il podio, ma anche Ganna e Moscon. Bernal o Yates? Solo Bernal! Egan porta in alto il nostro onore, quello della mountain bike, perché è da lì che viene. Yates non mi piace molto...».
IN FAMIGLIA
Mentre mamma Stefania Favaretto è al lavoro, Corrado e Giorgia vivranno quindi questa giornata al Giau, «c’è anche mio nipote Giovanni, che però gioca a calcio, nel San Vittore (squadra feltrina di Terza categoria, ndr). Sono venuto spesso a godermi i tapponi dolomitici - conclude papà Marchet, che ha appena portato in porto la Dolomiti Cup, manifestazione di paracadutismo sui cieli di Belluno - ricordo in particolare uno sul Fedaia».
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Il Gazzettino