Giorgia Marchet, azzurra di mountain bike sul Giau: «Qui neve mista a pioggia, ma il Giro passerà»

Lunedì 24 Maggio 2021 di Maurizio Ferin
Giorgia Marchet, azzurra di mtb, con il padre Corrado, campione di paracadutismo, stamattina sul Giau
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CORTINA - Ore 9, passo Giau, quota 2233, per soli 6 metri lascia il titolo di Cima Coppi al Pordoi.

Corrado e Giorgia Marchet stanno risalendo a piedi. «Piove misto a neve, che però non attacca», dice lui, conosciutissimo in provincia di Belluno e non solo, perché vero pioniere del paracadutismo sportivo. La figlia Giorgia invece corre in bicicletta, non quella da strada però. Va in mountain bike, e ci va fortissimo: è nella nazionale di mtb, diversi titoli italiani nel palmares, una vittoria in Coppa del Mondo a Nove Mesto. «Ma per le Olimpiadi di Tokyo non posso farci più niente, l’Italia ha un solo posto e non credo sarà per me». L’occhio e la sensibilità di una biker abituata a lanciarsi a tutta velocità nei percorsi fuori strada può essere importante per capire a cosa vanno incontro oggi la maglia rosa Bernal e tutti gli altri concorrenti del Giro d’Italia, attesi dal massacrante tappone dolomitico, o tappa regina della Corsa rosa 2021, chiamatela come vi pare. Si parte da Sacile alle 11, traguardo a Cortina. In mezzo 5700 metri di dislivello, lo spaventoso Fedaia, il più pedabile Pordoi, infine proprio il Giau. Una volta scollinato quest’ultimo passo, giù verso la Regina delle Dolomiti. Ma è proprio qui il problema: la discesa. Che per una volta preoccupa più delle salite.


NUOVA ASFALTATURA
«Il fondo stradale è nuovo e in perfette condizioni - spiega l’azzurra di mtb, domenica seconda in una corsa della Veneto Cup a Maser - ma poco ruvido e abbastanza liscio. Con quelle ruote da strada dovranno stare su con le antenne, anche perché ci sono molti tornanti». Domenica Mauro Vegni, che guida la macchina organizzativa Rcs del Giro d’Italia, non aveva nascosto la preoccupazione per questa super tappa. «Intorno a noi ci sono solo nuvole - prosegue Giorgia Marchet - sento con le scarpe che l’asfalto non è rugoso, quindi perfetto per andarci in salita, quando senti che il tubolare scorre meglio. Ma in discesa è un’arma a doppio taglio». La temperatura è poco sopra lo zero, ma nel corso del giorno risalirà. Il pericolo neve dovrebbe essere scongiurato, per la pioggia invece le previsioni sono impietose. «In queste condizioni, in salita non senti niente - è l’analisi della biker feltrina - in discesa invece è necessario proteggersi. Le squadre organizzeranno sicuramente qualcosa in cima ai passi, credo che i velocisti, per esempio, si fermeranno proprio, per cambiarsi». Diverso il discorso per gli scalatori, per chi sarà in fuga, per chi lotta per la maglia rosa. «Per scaldarti magari sei tentato di fare dei rilanci, ma il rischio, su questo fondo bagnato e su questo asfalto nuovo, è che ti parta la bici». Ma può essere a rischio il passaggio sul Giau? «Secondo me no, lo fanno - assicura Marchet - perché intanto già adesso è brutto. Peggio di così non sarà. La neve non attaccherà». Peggio una sottile nevicata o una pioggia costante e intensa? «La pioggia, peggio la pioggia. Si attacca ai vestiti, ti rimane addosso. La neve è fredda ma non “torna su”».


DA TUTTO IL MONDO
La strada per il Giau è stata chiusa ieri sera, le altre interessate dal passaggio del Giro lo saranno due ore e mezza prima del transito della carovana (a Fregona in provincia di Treviso alle 11.20, sul Cansiglio a cavallo delle 12, a Santa Caterina di Ponte nelle Alpi tra le 12.34 e le 12.45, a Belluno circa alle 13, Agordo 13.30, a Canazei tra le 15 e le 15.30, sul Giau tra le 16.30 e le 17.20). Prima che venisse chiusa, in molti sono riusciti a sistemarsi. «Abbiamo visto almeno un centinaio di camper - è il racconto di Giorgia, 23 anni a settembre, laureata in scienze delle attività motorie e sportive - in ogni piazzola e rientranza. Ma c’è chi ha dormito in auto, o in tenda. Appassionati di tutta Europa, Olanda, Belgio, Austria, Germania, ognuno qui per i propri beniamini. Io tifo per gli italiani, certo Caruso per il podio, ma anche Ganna e Moscon. Bernal o Yates? Solo Bernal! Egan porta in alto il nostro onore, quello della mountain bike, perché è da lì che viene. Yates non mi piace molto...».


IN FAMIGLIA
Mentre mamma Stefania Favaretto è al lavoro, Corrado e Giorgia vivranno quindi questa giornata al Giau, «c’è anche mio nipote Giovanni, che però gioca a calcio, nel San Vittore (squadra feltrina di Terza categoria, ndr). Sono venuto spesso a godermi i tapponi dolomitici - conclude papà Marchet, che ha appena portato in porto la Dolomiti Cup, manifestazione di paracadutismo sui cieli di Belluno - ricordo in particolare uno sul Fedaia».
 

Ultimo aggiornamento: 25 Maggio, 09:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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