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TREVISO - Il successo del Giro d'Italia, al netto di qualche polemica per i disagi o per la chiusura delle scuole come emerso anche ieri pomeriggio in consiglio comunale, lo si misura anche con i numeri e col metro dell'economia. È stato stimato che se solo un terzo degli oltre centomila presenti distribuiti lungo tutto il tracciato trevigiano della tappa ritornasse in sella alla sua bicicletta, come cicloturista, potrebbe spendere 70 euro al giorno per un giro d'affari non inferiore ai 5 milioni di euro. Una stima empirica, ma su cui amministrazioni pubbliche e associazioni di categoria sono tutte concordi. Il Giro, oltre che evento sportivo d'eccellenza, è un formidabile volano per l'economia, una vetrina irrinunciabile per chi punta a un target di turismo in prepotente crescita come, appunto, quello dei cicloturisti.
L'ANALISI
«Crediamo molto nella potenzialità di questa forma di turismo - spiega il sindaco Mario Conte - la nostra città sembra fatta apposta per accoglierlo.
BAR E NEGOZI
A lavorare molto sono stati bar e ristoranti. Quelli che hanno tenuto aperto perché, ancora una volta, c'è stato qualcuno che ha preferito non approfittare del grande evento: «Tenere aperto o chiuso è una scelta personale - osserva Dania Sartorato, presidente Unascom - ma la vetrina del Giro è stata un'occasione stupenda per mostrare il nostro territorio. Chi è venuto qui magari ci torna, chi ha guardato la televisione magari sceglie di venirci per la prima volta. Non ho ancora dati precisi ma i bar e i locali che hanno lavorato, hanno fatto fatturati in media, o superiori, ai giorni migliori». Federico Capraro, presidente del mandamento trevigiano, sintetizza: «Il Giro in città è stato un successo. Capisco la boutique che sceglie di tenere chiuso perché, in effetti, il target di chi segue la corsa magari non è il suo. Capisco invece molto meno il bar che sceglie di non lavorare».
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Il Gazzettino