«La chiusura delle scuole per il Giro d’Italia e il rovesciamento dei valori»

La chiusura delle scuole per il Giro d’Italia e il rovesciamento dei valori
Lo stupore arrecatomi, quale padre di figli in età scolare, dall’aver appreso la recente notizia della chiusura delle scuole della città di Treviso, in...

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Lo stupore arrecatomi, quale padre di figli in età scolare, dall’aver appreso la recente notizia della chiusura delle scuole della città di Treviso, in conseguenza della programmazione di una tappa del Giro d’Italia, ha lasciato il passo immediatamente all’indignazione e allo sconforto nell’osservare come, pur a fronte di effimere assicurazioni verbali di formale tutela degli studenti e delle scuole, settore sociale gravato ben più di altri dalla piaga del Covid e dalle scelte organizzative che ne sono derivate, il mero interesse economico e di immagine finiscano per prevalere sull’interesse superiore dei minori all’istruzione fino all’ultimo giorno di scuola.

Se certamente le Amministrazioni devono, tra gli altri compiti su di esse gravanti, concorrere a garantire la ripresa delle attività economiche e quelle sportive, anche professionistiche – con l’indotto, sempre di rilevanza economica ad esse collegato – ciò non deve andare a discapito degli interessi e dei diritti fondamentali degli studenti, i quali più di altri, in ragione della giovane o addirittura giovanissima età, hanno patito e continuano a patire restrizioni personali di rilevante entità.

I nostri ragazzi, soprattutto i più piccoli, sono costretti a tenere tuttora le mascherine a scuola, ad adempiere a rigide prescrizioni anche nei rapporti tra loro a scuola e, per buona parte dell’anno scolastico, da due anni a questa parte, hanno visto ridotta la loro libertà di svolgere attività extrascolastiche con gli amici. Soprattutto, le difficoltà e le incapacità organizzative a livello amministrativo legate alla gestione del Covid hanno costretto le scuole e in conseguenza i ragazzi a “subire” la nefasta soluzione della DAD, unitamente ad una riduzione dei contatti personali, che a tacer d’altro ha inciso negativamente, per un periodo di tempo non irrilevante, sulla qualità del servizio scuola fruito.

In questo scenario che dovrebbe vedere le Amministrazioni impegnate ad implementare le possibilità dei ragazzi allo studio e alle esperienze extrascolastiche organizzando eventi “per loro” a fini didattici, al contrario a Treviso si sceglie di bilanciare l’interesse allo studio con quello economico e di immagine connesso al Giro d’Italia obliterando del tutto il primo a favore del secondo, anziché ponderare adeguatamente l’opportunità di salvaguardare entrambi, sia pure con un occhio di riguardo al primo.

Quanto precede fa specie anche per il fatto che Treviso non è una metropoli, sì che se anche l’organizzazione dell’evento ciclistico avesse contemplato una diversa collocazione spaziale al di fuori delle mura cittadine ovvero una tempistica adeguata, in modo da non ostacolare il flusso veicolare necessario per raggiungere le scuole nessun pregiudizio né sarebbe derivato né agli interessi economici e di immagine della città, né soprattutto all’interesse dei ragazzi che hanno diritto, si ripete, di fruire della scuola e dell’istruzione fino all’ultimo giorno dell’anno scolastico.

 

Lettera di un lettore

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Il Gazzettino