VENEZIA - Gli aperitivi con gli amici, i sorrisi in spiaggia, la soddisfazione per la prima vetta di montagna conquistata. La grande illusione dei social network: a guardare la...
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Salvatore aveva con sé una lettera: poche righe per spiegare ad amici e parenti le proprie intenzioni. Impossibile stabilire se uscire in quel determinato punto della statale 14 sia stata una manovra scientifica, o una conseguenza della velocità a cui aveva lanciato la Ford Ka della madre. La dinamica dell’incidente, però, non gli ha dato scampo. Ha attraversato la strada con il piede completamente affondato nell’acceleratore, fino a quando l’auto non ha spiccato il volo, a bordo strada, per poi finire contro un grosso Olmo nel un giardino di una casa. Un miracolo che il bilancio della tragedia non abbia visto altri feriti: in quel parco/giardino, ogni giorno, giocano i bambini delle famiglie residenti.
Jessica, aveva fatto la stessa cosa il 9 febbraio. Alla cugina aveva mandato un sms da brividi: «Mi ammazzo». Nemmeno il tempo di provare a dissuaderla, o di chiamare aiuto: la ragazza, parrucchiera di 18 anni di San Biagio di Callalta che aveva vissuto a lungo a Fossalta, aveva già messo in atto il suo drammatico piano. Al volante della sua Punto, aveva portato la sua Punto alla massima velocità in un rettilineo a Carbonera, nel Trevigiano. Era solo una rincorsa per avere la forza sufficiente per schiantarsi contro una centralina del gas. I soccorsi non sono stati in grado di salvarla, troppo gravi le ferite riportate in quell’impatto devastante. Il padre, a cui era molto legata, era morto in un incidente d’auto. Era il gennaio 2015: il 45enne stava scappando dopo aver fatto saltare con altri tre complici uno sportello bancomat a Roncade. L’auto finì in una scarpata e, assieme a lui, perse la vita anche un altro 35enne. Per Jessica era stato un choc, ma con il tempo sembrava averlo superato.
Togliersi la vita alla guida di un’auto a tutta velocità sembra essere una modalità di suicidio vicina soprattutto ai più giovani. Un paio d’anni fa, a Limena (Padova), era toccato a un 25enne di Rubano. Un mese buio, quello del Veneto Orientale, che si è ritrovato a perdere nello stesso modo due giovanissimi in poco più di trenta giorni. L’anno scorso, il Veneziano aveva vissuto un altro periodo nero legato a giovani che si tolgono la vita. Una diciottenne con problemi psichiatrici aveva attraversato la tangenziale a piedi fino a farsi investire da un furgone. Ultimo episodio di una lunga e tragica striscia di morti tra gli under 20: la sera del 20 gennaio 2018 una diciannovenne di Chirignago si era lanciata dal quinto piano in via Einaudi. Poi due giovanissimi, di 14 e 13 anni, uno a Marghera e uno in rione Pertini, due ragazzini che si conoscevano, si erano impiccati in casa a distanza di una settimana, il 7 e il 14 febbraio. Tre casi che per le autorità erano delle vere e proprie “morti bianche improprie”. Dei suicidi, cioè, che ancora oggi sono rimasti senza un perché. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino