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TREVISO - La Marca non è una provincia per giovani. Il dato emerge leggendo la classifica stilata dal Sole 24 Ore sulla qualità della vita. Tre le aree prese in esame: Bambini, Giovani e Anziani. E se per quanto riguarda i bimbi le notizie sono buone con il 10° posto della provincia di Treviso, che recupera posizioni in rispetto al 2021, i sorrisi scompaiono quando si arriva alla qualità della vita per i ragazzi compresi nella fascia d'età tra i 18 e i 35 anni. Qui, Treviso è solo al 77° posto su 107 province. Per completare il giro c'è la graduatoria su prospettive e servizi per gli anziani dove la Marca se la cava con un 24° posto in risalita.
I PARAMETRI
Le tre graduatorie, presentate al festival dell'Economia di Trento, sono state costruite utilizzando i dati forniti da Istat, Miur, Centro Studi Tagliacarne e Iqvia divisi in dodici parametri specifici per ognuna delle tre categorie. Nell'elaborazione finale del Sole 24 Ore svettano Aosta come provincia italiana per i bambini, Piacenza per i giovani e Cagliari per gli anziani. Treviso tracolla solo sul fronte giovani.
I NODI
Andando nello specifico, alcuni risultati sorprendono.
«MEZZO PIENO»
«Mi piace guardare il bicchiere mezzo pieno - sottolinea Stefano Marcon, presidente della Provincia - ci sono sicuramente delle cose da migliorare, ma anche delle basi solide da cui partire o continuare a crescere. E poi i dati vanno sempre esaminati a fondo. Per esempio: secondo me stride la posizione così bassa in tema di imprenditoria giovanile con il dato sulla disoccupazione, uno tra i più bassi in Italia. Per la formazione dei giovani, come Provincia, stiamo facendo tanto sul fronte dell'edilizia scolastica e sugli investimenti in strutture sportive. In altri campi, come gli affitti, la competenza va poi suddivisa tra più enti». Alcuni voci prendono in considerazione anche i servizi messi a disposizione dai capoluoghi e Treviso è sempre nella parte alta della classifica anche se non nelle prime posizioni. Il sindaco Mario Conte quindi osserva: «Classifiche come queste vanno analizzate nel dettaglio - spiega - solo così si possono portare avanti gli aspetti positivi e capire come migliorare dove siamo indietro». Poi l'ammissione: «Per la fascia d'età 18-35 anni c'è molto da fare, ne siamo consapevoli. Ma la risposta deve essere data come comunità aprendo un tavolo di riflessione che comprenda più enti. Dovremo creare una sorta di unità di crisi per ragionare sulle politiche giovanili e come rendere il nostro territorio sempre più attrattivo per loro».
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Il Gazzettino