VENEZIA - «Il mondo occidentale, che era rimasto indifferente di fronte alla Shoah, deve trovare la strada perché questa giornata non sia una mera commemorazione, ma...
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Bahbout ha ricordato che nella tradizione ebraica un precetto si conclude con "non dimenticare": «Anche se - ha aggiunto -, per poter continuare a vivere, ogni persona deve dimenticare tanti dolori, ce ne sono tanti che non si devono dimenticare, segno indelebile nella coscienza, che diventa patrimonio della comunità. Ognuna di queste persone - ha aggiunto, in riferimento al monumento in ricordo degli ebrei veneziani deportati nei campi di sterminio nazisti - ha un nome e le vittime non si possono lasciare nell'anonimato, pur continuando a vivere, per dare un senso a noi che ci siamo salvati. Aver trasferito il ricordo di eventi tragici sul piano rituale, addirittura in una preghiera, ne ha garantito la memoria. Ma la tradizione insegna che ricordare anche il bene ricevuto è altrettanto importante: bisogna trasmettere anche questo ricordo, per indicare coloro dai quali prendere esempio, e cioè le persone semplici che aiutano chi è nel bisogno».
Alla cerimonia è intervenuta anche la classe quinta dell'istituto primario Berna di Mestre, con alcuni bambini che sono stati coinvolti nell'accensione delle candele e a cui Zaia ha donato la sua kippah «perché sia elemento per parlare in classe della Shoah». «Mi fa piacere - ha detto Zaia - che ci siano questi ragazzi.
Il Gazzettino