Mose, Orsoni ai pm: «Tutto dipende da Roma, il malaffare è lì»

Mose, Orsoni ai pm: «Tutto dipende da Roma, il malaffare è lì»
VENEZIA - Ancora un interrogatorio per l'ex sindaco di Venezia, indagato per un presunto finanziamento illecito ricevuto nel corso della campagna elettorale del 2010. Giorgio...

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VENEZIA - Ancora un interrogatorio per l'ex sindaco di Venezia, indagato per un presunto finanziamento illecito ricevuto nel corso della campagna elettorale del 2010. Giorgio Orsoni è arrivato in Procura a Venezia alle 10.30, assieme ai suoi difensori, per l'interrogatorio che precede la chiusura delle indagini preliminari sullo scandalo Mose, condotte dai pm Stefano Ancilotto, Stefano Buccini e Paola Tonini.








L'interrogatorio si è concluso dopo due ore, alle 12.30. All'uscita dalla Procura, accompagnato dai suoi legali, l'ex sindaco Orsoni ha dichiarato di aver chiarito la sua posizione ribadendo la sua estraneità ad ogni accusa. I suoi legali hanno sollecitato una rapida definizione della posizione processuale.





L'ex sindaco ha dichiarato al pm di non essersi occupato dei finanziamenti relativi alla sua campagna elettorale. Con gli esponenti del Pd ha spiegato di aver avuto confronti unicamente su temi politici: "È ora di finirla di parlare di malaffare veneziano, e di accostare Venezia ai fatti di Mafia Capitale - ha concluso Orsoni - Venezia ha un'amministrazione corretta e trasparente. Ai politici veneziani si può forse imputare una eccessiva debolezza. Ma non c'è malaffare a Venezia, al contrario di quello che vuole far emergere certa stampa. Tutto dipende da Roma, anche i fatti del Consorzio Venezia nuova. Bisogna difendere l'immagine della città".



I legali dell'ex sindaco hanno chiesto ai pm un incidente probatorio per ascoltare gli accusatori di Orsoni in contraddittorio con la difesa e far emergere la verità.



Lo scorso 4 giugno Orsoni era finito agli arresti domiciliari: a chiamarlo in causa è stato l'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, il quale ha raccontato di avergli versato in nero un contributo elettorale di 450mila euro, consegnati in parte personalmente, in parte tramite il fedele collaboratore, Federico Sutto. L'ex sindaco ha sempre respinto ogni accusa: ha negato di aver mai ricevuto finanziamenti illeciti, ammettendo soltanto di essersi rivolto a Mazzacurati, su pressione dei vertici del Pd, chiedendogli però di contribuire in modo lecito.



A giugno Orsoni era stato rimesso in libertà dopo una settimana ai domiciliari: aveva concordato di patteggiare la pena di 4 mesi, ma il gip Massimo Vicinanza ha rigettato l'istanza ritenendo la pena non congrua.



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