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TREVISO - L'ha fatta pedinare, l'ha insultata chiamandola sporca e infame, l'ha denigrata in pubblico e l'ha tempestata di telefonate e messaggi con cui le chiedeva di tornare insieme. Fino a quando la donna ha deciso di denunciare, svelando l'inferno a cui è stata sottoposta tra i mesi di maggio e luglio della passata estate. È per maltrattamenti familiari, esercizio arbitrario delle proprie ragioni e stalking il processo che ha preso il via ieri a Treviso e che vede accusato un noto gioielliere di Treviso di 33 anni. Le vittime sono invece la moglie, 35enne, e i due figli minorenni della coppia. L'uomo è anche stato sottoposto alla misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati da lei, eseguita il 24 agosto.
LE VESSAZIONI Il dibattimento era stato istruito di fronte al collegio del tribunale di Treviso composto dai giudici Umberto Donà, Alberto Fraccalvieri e Carlotta Brusegan.
PERSEGUITATA In questa storia degna di Signore e Signori e in cui l'accanimento si mescola al sospetto di un tradimento, il 33enne avrebbe anche cercato di bloccare il ritorno a casa della consorte. Non ricorrendo a un giudice per imporre il suo diritto di proprietà sull'immobile, ma decidendo di cambiare la serratura e chiudendola fuori. Non prima, però, di assumere il comportamento dello stalker, causando alla 35enne uno stato di ansia e di paura per sé stessa, i figli e i propri parenti. Così tra giugno e luglio 2020 aveva rincorso la vittima in scooter, l'aveva fatta pedinare da alcuni conoscenti per conoscerne gli spostamenti. Una volta le ha portato il figlio, che ha finto di lasciare davanti alla porta ma, una volta che la donna era uscita per riprenderselo, era ripartito in macchina portandosi dietro il piccolo. Poi, a luglio, era partita la pletora di messaggi in cui chiedeva di riallacciare i rapporti. La risposta della ex moglie deve essere stata non solo negativa ma persino sprezzante, perché in una circostanza in cui i due si incontrarono alla presenza di altre persone, il gioielliere le disse, con fare offensivo: «Sei venuta a letto con me in questi dieci anni, una che mi fa certi servizi non gli viene da vomitare, o no?». Il tutto in presenza dei figli della coppia, anche loro costituiti parte civile rappresentati dall'avvocato Helga Lopresti.
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