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VENEZIA - Ha giocato centinaia di migliaia di euro, come documentano le tabelle della Spisal, la società che gestisce sale scommesse e giochi vari. Un giro di soldi tenuto nascosto, quando si è trattato di chiedere (e incassare) il reddito di cittadinanza. Ora questa giocatrice incallita - A. F., 55enne di Favaro - è sul banco degli imputati per aver indebitamente ottenuto il beneficio introdotto dalla legge del 2019. Il processo si è aperto ieri, a Venezia, davanti al giudice monocratico Roberta Marchiori. In udienza si è costituita parte civile l’Inps. Il giudice ha quindi rinviato l’udienza al prossimo 29 novembre, per sentire i testimoni. La donna, assistita dall’avvocato Federico Tibaldo, avrà l’occasione di difendersi. A suo dire, al gioco avrebbe soprattutto perso, ritrovandosi senza ricorse. Per la Procura una vincita al gioco è comunque un reddito, anche se poi lo si perde, e non dà quindi diritto ad accedere all’aiuto. Il caso è emerso da un controllo a campione della Guardia di Finanza tra i beneficiari del reddito di cittadinanza. Le indagini sono state coordinate dal pubblico ministero Stefano Buccini che ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio della donna. Due i capi d’imputazione che le vengono contestati.
LE ACCUSE
Nel primo le si contesta di aver dichiarato, in una prima richiesta di reddito di cittadinanza dell’aprile 2019, di vivere con una sola persona, quando invece a dividere lo stesso tetto sarebbero stati in tre.
Il Gazzettino