Ginnastica "mista" a scuola, islamici con i presidi «Non è proibito». L'imam tace

foto di repertorio
PORDENONE - L'imam di Pordenone, Mohamed Hosni, resta ancora fuori dalla contesa. Non solo perché, come dice lui stesso, le persone deputate a parlare con la stampa...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
PORDENONE - L'imam di Pordenone, Mohamed Hosni, resta ancora fuori dalla contesa. Non solo perché, come dice lui stesso, le persone deputate a parlare con la stampa all'interno del Centro islamico sono altre, ma anche per il fatto che gli stessi responsabili dell'associazione culturale fanno sapere con chiarezza di essere gli unici custodi della comunità musulmana in provincia. Il tema, discusso a più riprese la scorsa settimana, è quello delle famiglie islamiche che a Pordenone non volevano che le figlie partecipassero alle lezioni miste (tra maschi e femmine) durante le ore di educazione fisica a scuola. In prima battuta i responsabili del Centro islamico della Comina avevano scelto solamente di chiarire le regole del buon musulmano: in palestra sì, ma con il velo, anche in età preadolescenziale. Oggi invece il presidente dell'associazione, Alfred Shemshiri, interviene per schierarsi senza se e senza ma al fianco del mondo della scuola.


IL COMMENTO «Se c'è qualche problema - spiega - le famiglie si rivolgano alla moschea (cioè al Centro islamico della Comina, ndr), ci piacerebbe incontrarle per spiegare che non c'è alcun problema se una ragazzina fa ginnastica assieme ai compagni di classe di sesso maschile. Lo sport non è certamente proibito dall'Islam, a patto che sia praticato con le parti del corpo in vista ben coperte, come spiegano i precetti della religione». In sostanza si ribadiscono i concetti, ma si tenta di stigmatizzare il comportamento delle famiglie che hanno manifestato la volontà di andare contro i regolamenti delle scuole. «Noi, come comunità islamica, facciamo tutto alla luce del sole. Non vogliamo malintesi, soprattutto con un'amministrazione come quella pordenonese con la quale andiamo perfettamente d'accordo. Le famiglie che non rispettano le regole della scuola vengano a parlare con noi, spiegheremo loro che devono rispettare le regole condivise che mandano avanti gli istituti. Facendolo non andranno contro i precetti dell'Islam. Tutti sono liberi di decidere cosa fare in casa propria, a patto che si rispettino allo stesso tempo le regole del vivere comune». Ecco poi la presa di posizione più netta, che ancora mancava da parte dei rappresentanti del Centro islamico pordenonese. «Prendiamo assolutamente le distanze - chiarisce Alfred Shemshiri - da chiunque si permette di mettere in discussione le norme delle istituzioni. Questa è la posizione ufficiale del Centro islamico». Sul velo, invece, non c'è discussione: deve essere portato anche prima dei 18 anni, non c'è margine di trattativa.

CASO MONFALCONEE proprio sul velo, ma stavolta nei pubblici uffici, è intervenuto ancora una volta il sindaco Alessandro Ciriani. Lo ha fatto sollecitato dalla decisione del Comune di Monfalcone - guidato dalla leghista Cisint - di vietare le coperture integrali anche a scuola e negli uffici comunali: «La decisione è rischiosa - ha detto il primo cittadino - e fortunatamente a Pordenone non abbiamo ancora questo problema. La normativa a livello nazionale su questo tema è chiara. È pericoloso esporsi con iniziative proprie che possono essere immediatamente rimesse in discussione. Noi dobbiamo agire attraverso la sensibilizzazione, per programmare un cambiamento culturale che ci permetta di dare valore alle nostre tradizioni, senza che le influenze esterne si impongano in modo dominante».


     Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino