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BORGO VALBELLUNA - Giacomo Sartori, il 29enne di Mel di Borgo Valbelluna scomparso il 17 settembre dell’anno scorso da Milano e trovato impiccato una settimana dopo nella campagna pavese, non è stato ammazzato e non è stato vittima di alcun reato che possa averlo indotto a togliersi la vita. Giacomo, che lavorava come informatico per la sede di Assago (Milano) della Centro Software, secondo Andrea Zanoncelli, sostituto procuratore di Pavia, si è ucciso e per la sua morte non ci sono responsabilità di altre persone. Una conclusione attesa dalla famiglia, che era stata tenuta informata dagli investigatori sugli sviluppi principali dell’inchiesta. Un’inchiesta accurata, che non ha trascurato alcun dettaglio e che alla fine ha lasciato aperta una sola possibilità: quella del suicidio.
LA RICOSTRUZIONE
La sera della scomparsa, Giacomo Sartori era con alcuni amici in un locale a Porta Venezia a Milano.
LE IPOTESI
Il fatto che Sartori non conoscesse per nulla la zona fa pensare all’inizio che possa aver seguito in qualche modo le tracce o dello smartphone o di uno dei computer che gli erano stati rubati. Prova anche a contattare il fratello via WhatsApp, ma la telefonata non va a buon fine. Che cosa voleva dirgli? Nessuno lo saprà mai, ma quello che le indagini hanno chiarito, in questi mesi nei quali sono state scandagliate tutte le ipotesi e sono stati analizzati movimenti e tracce biologiche, è che, secondo gli investigatori, Giacomo Sartori aveva deciso di togliersi la vita e che la scelta di quel luogo al posto di un altro non aveva alcun significato particolare.
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Il Gazzettino