Giacomo Possamai, secondo più votato (11.515): «Così il Pd perderà»

Giacomo Possamai
Fa parte della generazione dei millennials, ma sul territorio è forte come i vecchi democristiani. Quand’è nato, il 9 febbraio 1990, la Balena Bianca era alle...

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Fa parte della generazione dei millennials, ma sul territorio è forte come i vecchi democristiani. Quand’è nato, il 9 febbraio 1990, la Balena Bianca era alle battute finali, della Dc ha solo sentito parlare anche se è cresciuto in quella che era definita la sacrestia d’Italia. Ha conosciuto la vittoria e la sconfitta, ma la politica ce l’ha nel sangue. Dopo essere stato sconfitto alle primarie del 2017 per la scelta del candidato sindaco di Vicenza, si è ripreso la rivincita: Giacomo Possamai, 30 anni, professionista nel settore della comunicazione del commercio, è il recordman delle preferenze del Pd, 11.515 voti personali, secondo solo al mastino della Lega, l’assessore Roberto Marcato. Prima che i dem convergessero su Arturo Lorenzoni per allargare la coalizione ai movimenti civici, nel partito si era pensato anche a lui come possibile sfidante di Luca Zaia.

Giacomo Possamai, si presenti.
«Ho trent’anni. Sono iscritto al Partito Democratico sin dalla sua fondazione, il 2007. Sono stato segretario del movimento giovanile vicentino. Nella mia città, Vicenza, sono stato dal 2013 al 2018 capogruppo del Partito Democratico. In vista delle successive Comunali ho partecipato alle primarie del centrosinistra per la scelta del candidato sindaco».
E ha perso.
«Per 38 voti».
Primarie vinte da Otello Dalla Rosa, poi battuto alle elezioni dal centrodestra di Francesco Rucco. A quelle primarie lei non ebbe il sostegno dei maggiorenti del partito, l’ex sindaco oggi sottosegretario Achille Variati aveva sponsorizzato il suo vice Jacopo Bulgarini d’Elci. Stavolta, invece, il partito l’ha sostenuta. Come si fa a entrare in consiglio regionale per la prima volta prendendo così tanti voti?
«Ho fatto una campagna elettorale territoriale, l’emergenza sanitaria del Covid, del resto, non consentiva l’organizzazione di grandi eventi. Ho fatto centinaia di piccoli incontri, dieci, quindici persone, Comune per Comune. E ovviamente anche una campagna molto social».
Nel Pd chi è il suo punto di riferimento?
«Sono cresciuto con Enrico Letta, è venuto a Vicenza per chiudere la mia campagna elettorale».
Il primo segretario veneto del Pd, Paolo Giaretta, dice che lei potrebbe essere l’uomo della svolta fra cinque anni. Nel frattempo farà il capogruppo a Palazzo Ferro Fini?
«Io capogruppo? A parte il fatto che non mi aspetto niente, non abbiamo ancora l’ufficialità degli eletti».
Perché il centrosinistra è andato così male?
«Ogni volta pensiamo che si sia raggiunto il minimo storico. E invece... Il fatto è che ci illudiamo che basti, a tre mesi dal voto, imbroccare il candidato presidente. Ma in Veneto non funziona così, non basta un nome a ridosso delle urne. Se in Veneto si vuole davvero provare a giocare la partita, bisogna partire per tempo. E almeno con una squadra».
C’è stato qualcosa di sbagliato nella candidatura di Lorenzoni?
«Nulla, anzi. A tre mesi dal voto puoi avere il miglior candidato del mondo ma se non hai fatto capire ai veneti il tuo progetto di governo, non si può che perdere».
E se avessero candidato lei al posto di Lorenzoni?
«Non sarebbe cambiato molto, era sbagliato il metodo».
Quando un candidato consigliere viene eletto con una montagna di voti personali rischia di essere invidiato, magari anche isolato o ostacolato.
«Non vedo perché. L’unica cosa che non possiamo neanche pensare è farci la guerra tra di noi».
Ogni cinque anni, il giorno dopo lo spoglio, il Pd dice che va cambiato sistema.
«Ma stavolta è diverso. Da oggi è iniziato il dopo Zaia che nel 2025 non si potrà più ricandidare. Il dopo Zaia è cominciato nel centrodestra, ma anche da noi».
La vostra proposta amministrativa?

«Sull’autonomia, ci sono tutte le possibilità per portarla a casa, possiamo fare da sponda perché il Governo faccia la sua parte. La sanità: il Covid ha dimostrato che il dibattito su sanità privata e sanità pubblica è stato spazzato via, la sanità pubblica è la priorità. Ambiente: sarà il fronte centrale, su cui c’è una grande sensibilità dei giovani, va costruita una proposta forte. Ma la grande emergenza che in Veneto è sottovalutata è l’esodo dei ragazzi: l’anno scorso se ne sono andati in 14mila, un fenomeno che va avanti da troppo tempo. Ecco, dobbiamo far tornare il Veneto una terra di opportunità per i giovani».
Alda Vanzan
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Il Gazzettino