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Una serie di cartellini arcobaleno. Uno per ogni posto. Con sotto una sola frase: "Siamo un gruppo di giovani che credono in una chiesa di tutt e per tutt". Si usa la schwa, la "e" rovesciata, per aprire le porte anche ai gruppi Lgbtqia+cristiani. È iniziata così la veglia contro l'omotransfobia celebrata ieri sera nella chiesa di San Giuseppe a Treviso, per la prima volta nella Marca, e in contemporanea nelle chiese del Sacro Cuore di Mestre, Santa Sofia di Padova e San Carlo di Vicenza. Senza soffermarsi sulle dure critiche piovute dagli ultraconservatori cattolici. L'iniziativa è stata organizzata in collaborazione con il gruppo "Più grande è l'amore".
«Siamo partiti da un convegno per sacerdoti e laici impegnati nella pastorale di accompagnamento delle persone omoaffettive e omosessuali spiega don Giorgio Riccoboni, parroco di San Giuseppe, dove ieri si sono ritrovate oltre cento persone e in questa occasione abbiamo cercato di riunire l'impegno con un appuntamento condiviso». Nel tempo si è formato un gruppo composto da sacerdoti, persone omosessuali, genitori con figli e figlie omosessuali, assieme a uomini e donne eterosessuali, padri e madri di famiglie: «È stata raccolta quella fetta di chiesa che manifesta una sensibilità o per esperienza diretta o perché si sente chiamata all'accoglienza e al rispetto di queste persone, perché possano trovare su di loro la luce di una volontà di Dio».
La base di partenza è l'articolo 250 dell'Amoris Laetitia, nel quale papa Francesco ha fatto riferimento alle esperienze vissute dalle persone omosessuali e dai genitori di figli omosessuali.
DISCRIMINAZIONI
«Nel tempo hanno subito discriminazioni sottolinea don Giorgio e l'esclusione da alcune esperienze, non solo all'interno del mondo ecclesiale ma anche nel mondo civile». Adesso è tempo di cambiare le cose? «La chiesa è in cammino dice il parroco di San Giuseppe lo si fa in ascolto della parola di Dio, seguendo con luce nuova anche la tradizione, perché non è detto che tutta la chiesa abbia sempre avuto una preclusione totale». Tra le ipotesi sul tavolo c'è anche una possibile apertura sul fronte della Comunione alle persone Lgbtqia+. Sarebbe una svolta se si pensa che fino a poco tempo fa già solo il loro orientamento sessuale è stato di fatto ritenuto un peccato. E un discorso simile vale anche per l'iscrizione all'Anagrafe dei figli delle coppie omogenitoriali. «La speranza è che ai bambini siano garantiti tutti i diritti civili conclude don Giorgio mi auguro, e come gruppo ci auguriamo, che anche a livello giuridico si possa trovare una soluzione». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino