​Veglie nelle chiese: «Basta discriminazioni contro gli omosessuali»

Sabato 20 Maggio 2023 di Mauro Favaro
Veglie nelle chiese: «Basta discriminazioni contro gli omosessuali»

Una serie di cartellini arcobaleno. Uno per ogni posto. Con sotto una sola frase: "Siamo un gruppo di giovani che credono in una chiesa di tutt e per tutt". Si usa la schwa, la "e" rovesciata, per aprire le porte anche ai gruppi Lgbtqia+cristiani. È iniziata così la veglia contro l'omotransfobia celebrata ieri sera nella chiesa di San Giuseppe a Treviso, per la prima volta nella Marca, e in contemporanea nelle chiese del Sacro Cuore di Mestre, Santa Sofia di Padova e San Carlo di Vicenza.

Senza soffermarsi sulle dure critiche piovute dagli ultraconservatori cattolici. L'iniziativa è stata organizzata in collaborazione con il gruppo "Più grande è l'amore".

«Siamo partiti da un convegno per sacerdoti e laici impegnati nella pastorale di accompagnamento delle persone omoaffettive e omosessuali spiega don Giorgio Riccoboni, parroco di San Giuseppe, dove ieri si sono ritrovate oltre cento persone e in questa occasione abbiamo cercato di riunire l'impegno con un appuntamento condiviso». Nel tempo si è formato un gruppo composto da sacerdoti, persone omosessuali, genitori con figli e figlie omosessuali, assieme a uomini e donne eterosessuali, padri e madri di famiglie: «È stata raccolta quella fetta di chiesa che manifesta una sensibilità o per esperienza diretta o perché si sente chiamata all'accoglienza e al rispetto di queste persone, perché possano trovare su di loro la luce di una volontà di Dio». Gli ultraconservatori cattolici sono subito saliti sulle barricate per le veglie di ieri a Treviso, Mestre, Padova e Vicenza. I sacerdoti coinvolti nell'iniziativa hanno anche ricevuto dei messaggi con insulti e offese. Ma non si fermano. «Alcune frange della chiesa sono un po' più radicate in una tradizione monolitica, ma non sono la maggioranza nota don Giorgio in un mondo pluralista ci stanno le critiche. L'importante è che ci sia il rispetto e l'accoglienza reciproca. Lo insegna il Vangelo, ma anche l'educazione civica». Dalla Diocesi di Treviso c'è stata solo una telefonata del vicario per la pastorale per avere delucidazioni sull'iniziativa. «È maturata una sensibilità nei confronti delle persone che vivono il disagio di sentire il loro desiderio di essere cristiani e di essere chiesa frustrato e a volte ferito da una mentalità che li discrimina e che ritiene le loro espressioni affettive e sessuali peccaminose o intrinsecamente disordinate chiarisce don Francesco Filiputti, parroco di San Bartolomeo a Treviso quello che si sta facendo non è il disperato inseguimento delle tendenze del momento, ma il tentativo di riscoprire il volto vero di una chiesa casa di tutti e per tutti».


La base di partenza è l'articolo 250 dell'Amoris Laetitia, nel quale papa Francesco ha fatto riferimento alle esperienze vissute dalle persone omosessuali e dai genitori di figli omosessuali.


DISCRIMINAZIONI
«Nel tempo hanno subito discriminazioni sottolinea don Giorgio e l'esclusione da alcune esperienze, non solo all'interno del mondo ecclesiale ma anche nel mondo civile». Adesso è tempo di cambiare le cose? «La chiesa è in cammino dice il parroco di San Giuseppe lo si fa in ascolto della parola di Dio, seguendo con luce nuova anche la tradizione, perché non è detto che tutta la chiesa abbia sempre avuto una preclusione totale». Tra le ipotesi sul tavolo c'è anche una possibile apertura sul fronte della Comunione alle persone Lgbtqia+. Sarebbe una svolta se si pensa che fino a poco tempo fa già solo il loro orientamento sessuale è stato di fatto ritenuto un peccato. E un discorso simile vale anche per l'iscrizione all'Anagrafe dei figli delle coppie omogenitoriali. «La speranza è che ai bambini siano garantiti tutti i diritti civili conclude don Giorgio mi auguro, e come gruppo ci auguriamo, che anche a livello giuridico si possa trovare una soluzione».

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